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Ammonta ad oltre 1,5 milioni di euro l’investimento voluto dalla Fondazione Lilly per l’Italia, per formare una nuova generazione di ricercatori in grado di guidare la trasformazione del Servizio sanitario nazionale (SSN). Un piano decennale con cui la Fondazione rilancia la propria missione, rafforzando l’impegno nella formazione avanzata e nella costruzione di competenze ad alto impatto per la salute pubblica. Il programma, denominato ’30×30′, prevede il finanziamento di 30 dottorati di ricerca in 30 università italiane nei prossimi dieci anni. I percorsi saranno dedicati a temi strategici: accesso precoce all’innovazione terapeutica, modelli di co-finanziamento, riduzione delle disuguaglianze territoriali, valutazione dell’impatto delle politiche sanitarie, digitalizzazione dei processi e partnership pubblico-private per l’efficienza del sistema. Il piano è stato presentato a Roma, nella magnifica cornice del Chiostro del Bramante in una serata che ha visto un perfetto connubio tra ricerca, impresa, istituzioni e anche un suggestivo momento d’intrattenimento con l’esibizione della cantante Noemi.
“E’ un investimento nel talento italiano e nel capitale umano dei giovani ricercatori nell’area delle politiche sanitarie – ha spiegato il direttore generale della Fondazione Lilly, Federico Villa -. Dopo oltre 50 anni di supporto alla ricerca indipendente, oggi la Fondazione Lilly rilancia un piano di formazione di giovani ricercatori finanziando trenta dottorati di ricerca nell’area delle politiche sanitarie in 30 università italiane. L’obiettivo è dare tutti gli strumenti e i migliori talenti per innovare il nostro Servizio sanitario per renderlo ancora più equo, accessibile e sostenibile, il tutto esportando le migliori pratiche italiane in tutto il mondo e garantendo una prospettiva di sostenibilità non solo economica, ma anche sociale alla nostra sanità pubblica”.
Ogni dottorato sarà arricchito da collaborazioni internazionali, in particolare con le sedi Lilly nel mondo, per formare una nuova classe dirigente della sanità, capace di operare a livello nazionale e globale. “Noi promuoviamo tutto ciò che è ‘made in Italy’, quindi non solo i prodotti della manifattura ma anche le migliori esperienze – ha detto il vicepremier, Antonio Tajani -. Formare giovani medici significa avere una rete che non soltanto può essere messa a disposizione ma può anche rappresentare un modello anche in altri Paesi del mondo. Penso ai luoghi in cui c’è bisogno di assistenza medica, penso al continente africano, all’Asia, ad alcune parti del Sud America. Noi possiamo favorire un modello che è quello di una rete che può aiutare i giovani ad esercitarsi nell’arte medica e salvare le persone. Questo è un modello positivo che possiamo proporre. Lo faremo con la nostra rete diplomatica perchè è una parte importante del nostro made in Italy”.
Per Elias Khalil, presidente della Fondazione Lilly, “il sistema sanitario italiano è sotto pressione, e noi abbiamo voluto aiutarlo modernizzandolo e rendendolo più sostenibile supportando questi 30 dottorati per giovani italiani che andranno in 30 università con un investimento di 1,5 milioni di euro per trovare soluzioni o idee su come portare il sistema ad affrontare i prossimi 50 anni. Per questo – prosegue – noi abbiamo voluto fare la scelta di andare con giovani talenti italiani che rimangano qui nel paese per fare ricerca sul sistema italiano”.
Nel triennio 2025-2028, le attività della Fondazione saranno guidate da un advisory board composto da rappresentanti del mondo accademico, istituzionale e industriale. Il board coordinerà il lancio dei primi 20 dottorati di ricerca, la definizione degli accordi con le università e gli IRCCS, e la strutturazione delle collaborazioni con enti regolatori e soggetti pubblici. Nello stesso periodo verranno pubblicati i primi rapporti annuali di impatto e avviate iniziative di disseminazione pubblica per facilitare il trasferimento dei risultati della ricerca nel processo di policy-making.
“La ricerca è pubblica ma si avvale della collaborazione d’imprese private e soggetti privati come la Fondazione Lilly che fa capo a una grandissima impresa farmaceutica, che fa grande il biopharm, il farmaco a misura di persona, non sono più farmaci di carattere generale che si adattano a tutti, ma sono farmaci sartoriali che curano la persona – ha dichiarato il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini -. E tutto questo è tutt’uno con la ricerca. Il fatto di avere ricercatori all’interno dell’azienda, che sono in grado di seguire piste, progetti, percorsi di ricerca e dare un boost d’innovazione all’impresa, magari contribuendo all’innovazione del prodotto di prodotto, di processo, di percorso, crea una combinazione ideale. Direi che l’ecosistema perfetto è un partenariato pubblico-privato che si compone di università, enti pubblici di ricerca e soprattutto imprese”.
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