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CIVITAVECCHIA – L’utilità della plastica è evidente ma i benefici derivanti dal suo utilizzo comportano un costo visibilmente crescente in termini di danno per l’ambiente e per la salute dell’uomo.
La produzione di plastica è passata dai 2 milioni di tonnellate del 1950 ai 400 milioni di tonnellate attuali ed è prevista aumentare a 800 milioni di tonnellate nel 2040 e superare il miliardo di tonnellate nel 2050.
Come si sa, la plastica si ricava principalmente da gas, petrolio e carbone e nella sua lavorazione vengono impiegati migliaia di additivi chimici molti dei quali sono tossici.
Oltre a sostanze cancerogene e neurotossiche , la plastica contiene anche i cosiddetti “ distruttori endocrini” intendendosi per distruttore endocrino una sostanza chimica o una miscela di sostanze chimiche che interferiscono con ogni aspetto dell’azione di un ormone.
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Sui pericoli di queste sostanze per la salute umana si sofferma un articolo del New England Journal of Medicine del 7 febbraio che evidenzia come una alterata attività ormonale da esse causata aumenti il rischio di disturbi della fertilità, di disturbi metabolici ( obesità, diabete etc), di tumori ormono dipendenti ( mammella, prostata etc ) e provochi danni dello sviluppo neurologico . Se a ciò si aggiunge che, secondo gli esperti, non vi è livello di esposizione privo di rischi e che lo sviluppo embrionale e fetale è particolarmente sensibile agli effetti dei distruttori endocrini, si comprende l’importanza di porre attenzione a tale problematica
Va ricordato, inoltre, che la plastica, una volta rilasciata nell’ambiente, va incontro a degradazione con la formazione di microplastiche ( definite come particelle più piccole di 5mm) e nanoplastiche (particelle più piccole di 1000 nanometri).
Sia le micro che le nano plastiche possono entrare nel corpo umano per ingestione, inalazione e contatto cutaneo, interagire con vari tessuti ed organi quali placenta, polmoni, fegato ed essere rinvenute nel latte materno, nelle urine e nel sangue.
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Nello stesso numero della rivista sopracitata uno studio di ricercatori italiani ha evidenziato la presenza di micro e nanoplastiche nel 58% delle placche aterosclerotiche di 312 pazienti sottoposti ad intervento sulle carotidi.
La presenza delle micro e nano plastiche era , inoltre, associata con un rischio di infarto cardiaco, ictus o morte per ogni causa che era 2 volte superiore a quello dei pazienti le cui placche non contenevano tali sostanze.
Tali risultati sono di indubbia rilevanza clinica tanto da suscitare l’interrogativo se tali sostanze non debbano essere annoverate tra i fattori di rischio cardiovascolare tenuto anche conto della loro diffusa presenza nella popolazione generale .
Ad ognuno di noi nel piccolo, ed alla politica in generale, il compito di valutare le azioni da compiere per contrastare gli incalcolabili danni per la salute , l’ambiente ed il clima che potrebbero derivare dal previsto mostruoso aumento della produzione di plastica e dall’associato utilizzo di combustibili fossili.
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