di ROBERTA GALLETTA
CIVITAVECCHIA - La presenza romana lungo la costa a nord di Civitavecchia, nel tratto compreso tra le due antiche torri costiere, Torre Valdaliga e Torre Sant’Agostino, è testimoniata da una serie di abitati, ville, peschiere, porti e approdi.
A ridosso dell’insediamento industriale di Torre Valdaliga Nord, esattamente in linea d’aria sotto i due carbonili della centrale elettrica ENEL, è presente una villa romana marittima, in questi giorni oggetto di scavi e di studi da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale.
In base ai resti trovati, sia pertinenti alla struttura che alla ceramica recuperata, è possibile datare il complesso tra il I sec. a.C e il I sec. d.C, segno della lunga vita, almeno di due secoli.
Una lunga scalinata in blocchi di scaglia e che permetteva di accedere al mare, rappresenta la parte più antica di tutta l’area e sulla quale sono stati edificati nel corso del tempo gli altri ambienti.
La forma della costa che racchiude a nord l’insenatura sulla quale si affaccia la struttura probabilmente costituiva parte di un molo e permette di ipotizzare la presenza di un approdo naturale collegato a questo edificio.
L’area della costruzione della villa e del relativo approdo fu scelta anche per la presenza in questa zona di numerose sorgenti di acqua potabile che sgorgavano un tempo, e in parte ancora oggi, sulla riva del mare, garantendo l’approvvigionamento idrico e dando a questa zona il nome di “Acque Fresche”, oltre che di «Cappelletto», altro toponimo con il quale è identificata l’area archeologica.
Verso terra, oltre la strada percorribile, si arriva ad una struttura probabilmente relativa alla residenza costiera, oltre un piccolo fiumiciattolo.
Qui il pavimento rinvenuto e realizzato in opus spicatum e dotato di suspensurae, (piccole colonne in muratura ubicate al di sotto del pavimento per permettere la circolazione dell’aria calda prodotta da forni artificiali) uguali a quelle che si trovano all’interno del complesso imperiale delle Terme Taurine a Civitavecchia, induce ad ipotizzare che all’interno di questa villa costiera vi fossero più ambienti riscaldati, forse relativi ad un impianto termale.
Il sito, che potrebbe essere messo in sicurezza, pulito e reso fruibile, testimonia, se mai ce ne fosse ancora bisogno, lo straordinario patrimonio archeologico e culturale che Civitavecchia, in particolare la costa della Frasca, possiede e che deve essere considerato da tutta la popolazione civitavecchiese come una ricchezza di inestimabile valore da difendere e da conservare soprattutto per le future generazioni. (2. Fine)