Roma - Nasce la nuova sigla sindacale Uifor-Unione italiana forfettari che si pone l'obiettivo di dare voce a lavoratori cosiddetti forfettari, "un esercito di due milioni di partite Iva che merita una tutela sindacale ad hoc che prima non c'era" sottolinea la nuova sigla sindacale. "Il problema -sostiene Vincenzo Castellano che di Uifor è il presidente della Commissione tecnico-scientifica - è che, pur essendo difesi dai rispettivi Ordini professionali o, più in generale, dalle varie associazioni di categoria rappresentano, al loro interno, una minoranza difficilmente ascoltata. Da qui, la necessità di dare vita a qualcosa di mirato che sappia interpretare le loro necessità".

"Del resto, passando, come requisito, dai 65mila agli 85mila euro di fatturato, non siamo più davanti a un semplice escamotage fiscale, volto a dare respiro a un'attività che si affaccia sul mercato, ma a qualcosa di più organico e strutturale" sottolinea Castellano. I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel primo trimestre 2023 sono stati 96.761 i soggetti che hanno aderito al regime fiscale forfetario, pari al 54,4% del totale delle nuove aperture. "Siamo davanti a una categoria vera e propria - afferma ancora Castellano - che va tutelata in modo dinamico".

"Vogliamo, ad esempio, spiegare al legislatore che alcuni interventi normativi vanno a ledere diritti acquisiti, che quest'esercito così composito è una delle ruote motrici dell'economica italiana, che occorre rivedere la fiscalità introducendo, anche per i forfettari, l'Iva. Un aspetto, quest'ultimo, che solo apparentemente potrebbe sembrare penalizzante" aggiunge il presidente della Commissione tecnico-scientifica di Uifor. Secondo la Uifor, dunque, la mancata applicazione dell'Iva ai forfettari introduce un elemento di scompenso sul mercato e rappresenta un non sense. "Il ragionamento che sorregge questa richiesta -continua Castellano- è molto semplice. Siamo dell'idea che, applicando l'Iva anche a questa categoria, si creerebbero i presupposti per cancellare il regime ordinario".