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CIVITAVECCHIA – «Promuovere nell’immediato iniziative a tutela e salvaguardia del personale impiegato e di farsi parte attiva nei confronti del Governo al fine di dare seguito all’impegno assunto riguardante la prosecuzione delle attività della centrale di Tvn oltre il 31 dicembre 2025, così facendo lo spostamento della data di chiusura della centrale oltre ad assicurare sicurezza energetica in caso di crisi geopolitiche a livello a livello internazionale, potrebbe collimare con la messa a terra dei progetti previsti dalle Manifestazioni di Interesse riguardante il nostro territorio, che ad oggi scontano un notevole ritardo soprattutto per la mancanza di terreni che sono perlopiù oggetto di variante urbanistica».
È questa la richiesta, rivolta alle istituzioni, che arriva dal presidente di Minosse, Maurizio Iacomelli, in vista del tavolo sulle problematiche occupazionali della società convocato dalla Regione Lazio per domani, 2 dicembre.
«A un mese esatto dal termine attualmente fissato per la cessazione dell’attività della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord – ha sottolineato Iacomelli – nulla si sa riguardo quello che sarà il futuro dei nostri lavoratori. Già oggi le maestranze vivono sulla loro pelle un taglio dell’orario di lavoro attorno al 45% in regime di solidarietà e la chiusura del ciclo a carbone della centrale fissata al 31 dicembre 2025, in ottemperanza del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima che prevede di azzerare la generazione elettrica a carbone, comporterà l’interruzione delle attività con conseguente licenziamento dei lavoratori impiegati. Non risulta che ad oggi sia stato adottato il decreto di autorizzazione concernente la prosecuzione delle attività anche dopo il 31 dicembre 2025, così come paventato più volte dal Ministro dell’Ambiente, garantendo una rapida messa in servizio in caso di necessità, soluzione questa che assicurerebbe stabilità alle aziende che operano in mono-committenza come Minosse e consentirebbe di fronteggiare la contestuale crisi occupazionale».
Quindi, dal prossimo 1 gennaio per i lavoratori di Minosse non ci sono alte prospettive se non quella della perdita del posto di lavoro. «Uno sviluppo che avrebbe dell’incredibile – ha aggiunto ancora il presidente della società – considerando che della questione non si parla da oggi e che, peraltro, è stata più volte affrontata nei diversi tavoli allestiti sia a livello locale che regionale. E l’immediata, sanguinosa perdita di posti di lavoro in una realtà, come quella di Civitavecchia che soffre di notevoli problemi di carattere occupazionale, avrebbe un duplice significato negativo: da una parte il segnale di una assoluta indifferenza nei confronti di un territorio e di una comunità che per decenni hanno rappresentato la stampella del Paese dal punto di vista energetico, contribuendo alla crescita e allo sviluppo; da un’altra, l’assoluta inconsistenza delle istituzioni, evidentemente incapaci di rappresentare le istanze che vengono dal basso. Peraltro – ha concluso Iacomelli - dal confronto con altri paesi europei emerge l’importante apporto della produzione elettrica da carbone che in caso di crisi geopolitiche assicurerebbe stabilità al sistema energetico. Si sottolinea, nel caso specifico, che la centrale di Civitavecchia, entrata in esercizio tra il 2009 e il 2010, è dotata di moderne tecnologie di abbattimento delle emissioni e garantisce ancora elevati rendimenti con un ciclo di vita che era stato inizialmente fissato al 2035».
Da qui le richieste del presidente Iacomelli per il futuro della società, con il tavolo di domani che assume particolare rilevanza.



