VASANELLO -Tutto esaurito per il primo appuntamento della III edizione di Dark side, il format ideato dall'assessore alla Cultura, Dominga Martines, insieme all'associazione Dark Side Storie e Segreti D'Italia. Ospite della rassegna lo 007 Marco Mancini, arrivato nel paese dei Cimini per presentare il suo libro “Le Regole del Gioco”, edito da Rizzoli. Stando ben attento a non rivelare nulla che sia coperto dal segreto di Stato – «Perché altrimenti mi prenderei 25 anni di galera» -, Mancini ha dialogato con i giornalisti Gianluca Zanella e Marcello Altamura, raccontando dettagli di missioni nell'Italia degli Anni di Piombo o nell'Iraq delle brigate jihadiste, il tutto davanti a una sala sold out, con un pubblico attento e interessato a una figura che ha attraversato una fetta di storia d'Italia. Don Isidoro fu il prete che lo fece entrare al Sismi. Agli inizi degli anni '80, Mancini si stava congedando dalla sezione speciale anticrimine del generale Carlo Alberto dalla Chiesa con l'intenzione di imboccare la carriera in magistratura. Ma quel parroco, insegnante di religione del carabiniere, lo accompagnò al ministero della Difesa per incontrare il generale Ninetto Lugaresi che conosceva di persona. «A 21 anni giravo con tre pistole addosso. Non perché fossi fanatico, ma perché ogni situazione richiedeva l'arma adatta, per evitare di ferire innocenti in caso di sparatorie». Ma l'arma non puoi tenerla a portata di mano: «In certe situazioni devi mantenere le mani in vista così che non pensino che sei armato». Usò la pistola, ma senza sparare nemmeno un colpo, per arrestare uno dei terroristi più ricercati d'Italia, Sergio Segio. «Lo trovammo a Milano. Lo riconoscemmo dalla camminata, perché quella è come un'impronta digitale e parla più del volto. Mi avvicinai alle sue spalle e gli puntai la pistola alla nuca armando il cane. Lo chiamai Sirio, il nome di battaglia, e si consegnò». Mancini ha fatto parte della squadra che ha sventato, parole sue, «l'11 settembre dell'Italia». Era il 2004 e le fonti in contatto con i servizi italiani rivelarono che Al Qaeda aveva pianificato un attentato esplosivo all'ambasciata italiana di Beirut. «Riuscimmo a catturare un pericoloso ricercato mentre faceva il sopralluogo per misurare lo spessore dei muri. Sequestrammo 400 kg di tritolo e una quarantina di arresti». Il libro è anche un modo con cui Mancini prova a togliersi alcuni sassolini dalla scarpa. «Due volte sono stato arrestato e due volte l'indagine si è conclusa con il mio proscioglimento. Però sui giornali in prima pagina è andata solo la notizia degli arresti». Il ricordo del periodo in carcere è particolarmente forte: «Ero in isolamento e non mangiavo quello che mi davano perché avevo paura per la mia sicurezza. Mangiavo solo due volte a settimana quello che mi portava la mia famiglia. Ho perso 19-20 kg di peso in sei mesi di detenzione preventiva». Della detenzione ricorda anche la visita di Francesco Cossiga: «Una persona meravigliosa con cui ho in comune origini sarde. Lui mi consegnò una copia del romanzo 'Il giovane Holden'. Io non sapevo che dargli e allora presi il cartellino che indicava le informazioni del detenuto sulla porta della cella. Era l'unica cosa che potevo dargli». La chiusura dell'incontro, e non poteva essere altrimenti è sui fatti del 23 dicembre 2020 in un autogrill di Fiano Romano, dove Mancini incontrò il senatore Matteo Renzi ripreso da una professoressa proprio di Viterbo il cui nome è apparso sulla stampa. «Dovevamo vederci al mattino al Senato ma Renzi aveva altri impegni e mi diede appuntamento in quel punto. Dovevamo solo scambiarci gli auguri di Natale. In tutto siamo rimasti lì tredici minuti». La circostanza, rivelata dalla trasmissione Report, si è tramutata nella fine della carriera diplomatica di Mancini. Una serata straordinaria per Vasanello con uno grandissimo successo di pubblico per la gioia del sindaco Igino Vestri e dell'assessore Martines l'amministrazione comunale presente al completo, per una terza edizione di Dark Side che anche quest'anno si preannuncia veramente esplosiva.

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