CIVITAVECCHIA – In tanti all’hotel San Giorgio per la presentazione del libro "C'era una volta mio fratello", edito dall'associazione 12 Querce, centro studi Tony e Andrea Augello. L’ultimo libro scritto dal senatore Augello, venuto a mancare recentemente, nel ventennale della scomparsa del fratello. Un lucido ricordo di Tony, che alla fine degli anni '80 fu anche consigliere comunale a Civitavecchia per il Movimento Sociale Italiano, e una panoramica sul movimento della destra romana e, più in generale, sulla politica di quegli anni.

Un libro personale, sentito, razionale e quasi profetico che, ancora una volta, dimostra l’incredibile visione del senatore Augello. Un lascito importante per la politica, tutta, e un monito per la destra nazionale in un momento cruciale in cui si è doveroso costruire le fondamenta per un futuro solido.

Il vicepresidente dell’associazione 12 Querce Francesca Notargiovanni ha spiegato di aver scelto Civitavecchia per presentare il libro vista la vicinanza dei fratelli Augello a Civitavecchia, con Tony che fu anche consigliere comunale in città «ricordo perfettamente quel periodo – ha detto -, l’entusiasmo e il divertimento. È bello rivedere tante persone di allora come Attilio Bassetti ed esser riusciti a mettere insieme chi ha condiviso esperienze con Tony, esperienze di una vita. L’intento dell’associazione non è fare sterile memoria ma portare una testimonianza che sia un modello per tutti coloro che vogliono fare politica perché loro (i fratelli Augello, ndr) la politica l’hanno fatta fino in fondo e rimanendo sempre coerenti e fedeli ai loro ideali».

Il giornalista Massimiliano Grasso ha ricordato l’importanza che ha avuto per lui il senatore Augello, un po’ un fratello dal punto di vista umano e un padre dal punto di vista politico. «Ringrazio Francesca per l’opportunità che ci ha dato, un’occasione carica di emozione perché si tratta dell’ultima opera di Andrea, nel ventennale della scomparsa di Tony. Un libro che in realtà – ha sottolineato - guarda molto avanti. Dall'esperienza del passato Andrea trae una grande visione per guardare a quella che sarà la destra italiana, la società italiana. Quella che era già la visione di Tony».

La giornalista Annalisa Terranova ha spiegato che non si tratta di un libro puramente politico o commemorativo ma al suo interno «ho trovato l’animo e la spiritualità – ha sottolineato - di due amici che purtroppo ho perso. Quando Andrea racconta il periodo dell’infanzia con Tony siamo nel cuore del libro», in questa parte del testo Augello racconta di quando leggeva con suo fratello racconti avventurosi e si identificavano con i moschettieri di Dumas o con i sudisti sconfitti, insomma prendeva piede «l’idea di essere personaggi votati all' avventura e alle grandi imprese. Questo è il substrato di quello che saranno le imprese politiche dei due. Poi c'era la caserma, un po' la metafora con cui interpretavano il mondo. Sia Tony che Andrea hanno assorbito dalla caserma un profondissimo senso del dovere che li ha caratterizzati anche nell’affrontare la malattia. Quando arriva la scelta politica c'è finalmente la grande avventura». Una politica fatta di valori, di regole «una scelta esistenziale». Una storia che attinge al romanzo, al romantico e alla fantasia ma fatta di valori reali, del rimboccarsi le maniche perché per i fratelli Augello «destra sociale non era uno slogan e quella che Andrea dipinge in questo lucido libro è la microstoria del movimento sociale perché le storie sono quelle che dipingono meglio la realtà di un partito. Una storia che è tutta un Davide contro Golia. C’è un capitolo che si intitola la rivincita degli underdogs perché tutti noi del movimento sociale siamo stati underdogs e proprio questa parola è stata scelta dal presidente del consiglio Giorgia Meloni al suo insediamento dicendosi pronta a stravolgere ancora tutti i pronostici. Anche in questo Andrea seppe vedere lontano».

Per Attilio Bassetti, ex consigliere comunale di Civitavecchia, con questo libro «Andrea ha fatto una fotografia di un’epoca esattissima. Essere la comunità dei perdenti, dei vinti metteva insieme e univa. Era un mondo in cui tutti erano legati fortissimamente. Questa cosa ha dato forza a tutto un movimento. Il nostro obiettivo era uscire dal "ghetto"», Bassetti ricordò gli anni con Tony, la militanza e la sua inventiva politica ma soprattutto l’onestà verso se stessi e la fedeltà a valori che ormai, purtroppo, sono sempre più rari.

Vincenzo Piso, già consigliere comunale di Roma, ha ricordato con affetto e commozione il suo incontro con Tony alla fine degli anni 70 e la «fortunata stagione di Tony Augello capogruppo in consiglio comunale a Roma. Io devo molto a Tony, mi fece comprendere quello che voleva dire stare all'interno di una istituzione e rispettarla, rispettare il ruolo che le persone ti avevano conferito attraverso il valore del voto. L'area della destra era spesso con posizioni molto divaricate. Questo è un libro incredibile perché Andrea riesce a parlare del fratello con una delicatezza e una capacità sconvolgente. A me piace ricordare Tony soprattutto per questa sua capacità creativa che lo rendeva un unicum. Aveva questa capacità di riuscire con alcune boutade a ridicolizzare l'avversario e mandare un messaggio politico con estrema leggerezza. Andrea rappresentava un po' l'altra faccia, era molto organizzato, come diceva Tony aveva una cartellina per tutto, e insieme avevano questa capacità di essere complementari e di completarsi a vicenda. Siamo stati una generazione ponte dal punto di vista politico. Credo che la nostra storia sia fortemente radicata in quel contesto e Tony e Andrea ne hanno rappresentato al meglio determinate caratteristiche. Credo che la parte più viva sia quella finale quando lancia un messaggio che può essere anche un monito alla politica». Perché per il senatore Augello il problema non era prendere voti ma tenerli, costruire un qualcosa in grado di sopravvivere negli anni, fatto di valori e concretezza e di una squadra unita. Come ha sottolineato Grasso, leggendo uno stralcio del finale, un po’ «un testamento politico di Andrea», un uomo in grado di avere una visione lucida e lungimirante su problematiche nazionali e di tornare poi con la stessa profondità in problematiche locali come quelle di Civitavecchia. Nella parte finale del libro, infatti, Augello aveva previsto con largo anticipo gran parte dei componenti del governo Meloni e quello che sarà poi il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.

Anche l’ex sindaco Fabrizio Barbaranelli ha voluto inviare un messaggio alla memoria di Tony in cui dice: «Restituisco le parole con cui mi salutò quando lasciai il consiglio comunale. Conoscerti caro Tony è stato un privilegio». Dopo il ricordo di Quirino Valentini, è intervenuto l’assessore a Turismo e Cultura Simona Galizia che ha detto: «Vedere tutte queste persone, ascoltare queste parole commosse mi ha fatto venire in mente la frase “quando le azioni vanno oltre la morte”. Non ho conosciuto Tony ma Andrea per noi c’è sempre stato anche per cose che magari non ti aspetteresti da un senatore, ci ha insegnato molto e questa è la vera politica».

Il vicepresidente alla Regione Lazio Roberta Angelilli, in città per una importante iniziativa, ha detto che Civitavecchia «stava a cuore a Tony» ricordando che la sua è stata una politica a 360° fatta di azioni concrete, di ideali, condivisione e impegno. «Anche Andrea teneva particolarmente alla realtà di Civitavecchia, alle persone di Civitavecchia. Noi – ha continuato - abbiamo sempre vissuto la politica così, con un senso anche di devozione a quella che può essere la comunità nazionale, il bene comune. Era legatissimo a questa città, era determinato e orgoglioso di portare a casa risultati concreti, tangibili. Quante volte ci parlava di un qualcosa che per noi era impossibile ma lui aveva questo talento, aveva sempre una visione che andava parecchio oltre, parecchio avanti. Guardava quel punto lontano e metteva in campo una strategia che era implacabile. Lui c'era nella buona e nella cattiva sorte. Era una persona autentica e ci imponeva una autenticità. Noi non rinunceremo, per noi saranno sempre e importanti questi insegnamenti. Avere una visione, pensare sempre in grande, portare avanti una strategia con ostinazione senza se e senza ma. Gettare il cuore oltre l'ostacolo perché quando la sfida è difficile allora probabilmente la sfida è giusta». “C’era una volta mio fratello” è un libro che può dare e insegnare molto, un testamento che consegna, a chi vorrà e saprà ascoltare, un modo di fare politica fatto di valori, di ideali, di coerenza e di battaglie per risultati concreti, che portino beneficio reale alle persone. Un’opera che dipinge uno spaccato sociale e politico di altri tempi mentre, al tempo stesso, guarda al futuro e alla classe dirigente di questi e dei prossimi anni.

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