Giovanni Masotti

VITERBO - La ghiotta occasione è costituita da un convegno sui trasporti che si inserisce di forza nella campagna elettorale per le regionali del Lazio firmata dalla Lega. Presente il leader del Carroccio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, i leghisti viterbesi disseppelliscono l’ ascia di guerra e impugnano (a sorpresa, ma non troppo) l’arma dell’ aeroporto, che solo agli sprovveduti sembrava ormai irrimediabilmente spuntata.

Tocca all’ex-assessore alla Cultura di Montefiascone Fabio Notazio, delegato per il Carroccio sulle tematiche riguardanti la prospettiva di avere sul nostro territorio il nuovo scalo, ripercorrere in sintesi la cronistoria della fin qui amara telenovela e rilanciarla di fronte ad una platea attenta, a Matteo Salvini e al sottosegretario al Lavoro Durigon. E proprio al ministro Fabio Notazio consegna un dossier che ricostruisce puntualmente i capitoli dell’annosa vicenda e il perché un aeroporto degno di questo nome a Viterbo sia indispensabile per Roma e per tutta la regione. Eccolo, dunque, il perché. Tutto scaturisce dalle enormi potenzialità di crescita del traffico aereo a livello globale.

«Questi dati - sottolinea Notazio - comprendono in pieno il sistema europeo, che nei prossimi anni vedrà crescere drasticamente il numero di merci e passeggeri. Per questo motivo - spiega l’esponente leghista - da molto tempo il ministero dei Trasporti e l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) avevano predisposto una strategia per affrontare le ben note problematiche legate al vertiginoso aumento del traffico aereo che nei prossimi anni si riverserà sulla capitale. Se non adegueremo la ricettività aeroportuale - insiste infatti Notazio - rischieremo di portare al collasso le attuali strutture, con milioni di passeggeri destinati alla nostra regione in direzione Roma. Lo stesso vale per la logistica di movimentazione delle merci».

Gli ultimi dati pre-pandemia registrano un traffico di trentacinque milioni di viaggiatori distribuiti tra gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. Ma la proiezione sul 2030 è ancora più eloquente: il solo traffico passeggeri negli aeroporti del Lazio conterà circa novanta milioni di utenti. In più va rilevato che, di recente, il Consiglio di Stato - per i noti problemi di compatibilità ambientale - ha notevolmente ridotto l’operatività dello scalo di Ciampino (da 100 a 65 voli giornalieri) escludendo nel contempo i voli notturni. Come se non bastasse, il Tar del Lazio ha decretato l’irrealizzabilità della quarta pista dell’aeroporto di Fiumicino, che avrebbe dovuto sostenere il trend evoluzionale del traffico aereo della capitale.

«Il compianto ministro Matteoli - ricorda Notazio - aveva già anticipato lo scenario di cui stiamo parlando. La cabina di regia, istituita presso il ministero dei Trasporti, aveva reso cantierizzabile nel 2011 l’unica soluzione offerta dall’Enac e dall’Enav per garantire la tenuta del sistema. I due enti, dopo attenti studi, ritennero infatti di realizzare il terzo scalo del Lazio sul già esistente sedime aeroportuale di Viterbo. A sua volta la conferenza dei servizi, che coinvolse tutti gli organi di vertice, superò a pieni voti l’iter burocratico e amministrativo per il sì alla creazione dello scalo. Ad Aeroporti di Roma, che avevà già elaborato il masterplan e la progettazione di massima, venne assegnata la gestione del nuovo aeroporto come compensazione della progressiva chiusura di Ciampino. Allo stesso tempo Ferrovie dello Stato, Anas e Comune di Viterbo avevano progettato il potenziamento della incompleta rete viaria e ferroviaria tra l’aeroporto e la capitale. Tutto sembrava insomma procedere a gonfie vele».

La successiva e improvvisa retromarcia venne nel 2012 col governo Monti, che cancellò con un tratto di penna - senza un giustificato motivo - tutto il lavoro fin lì fatto, destinando le risorse stanziate ad altri investimenti.

E non si capisce come nell’attuale bozza del nuovo Pna (piano nazionale degli aeroporti) definita dall’Enac durante il governo Draghi, pur essendo ben presenti le immense criticità rilevate, non compaia alcuna voce sul rafforzamento del sistema aeroportuale laziale, e non si offra la minima soluzione al problema. Ma l’ ipotesi di potenziamento dell’aeroporto di Viterbo è tutt’altro che destinata a sfumare.

Nei giorni successivi alle elezioni regionali se ne occuperà la nuova giunta che governerà il Lazio e, soprattutto, è previsto che il ministro Salvini incontri il Comitato Aeroporto di Viterbo per ridare gambe a un progetto che non si può lasciare cadere. Pena l’ulteriore arretramento del nostro territorio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA