di Giovanni Masotti

Giulio Marini, già sindaco forzista di Viterbo tra il 2008 e il 2013, gli anni caldi del dibattito - e delle decisioni, poi smentite - sull' aeroporto - è assai scettico sulle recenti novità di questa storia infinita annunciate da Mauro Rotelli, deputato di Fratelli d'Italia, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. Allora Marini, che cosa è cambiato per le grame prospettive dell’aeroporto di Viterbo dopo l’incontro tra Enac, Esercito e Aeronautica? Siamo veramente a un punto di svolta dopo tanti impegni disattesi e tante chiacchiere? «Vede, lo Stato ha utilizzato il tempo della mia amministrazione per poi non realizzare niente di concreto e di utile per Viterbo. Abbiamo impiegato anni per incontri e per progetti di infrastrutture, ma nulla è successo, i danni provocati sono stati ingenti e mai risarciti. Viterbo ha bisogno di un’attenzione ben diversa per quanto ha prodotto e per quelle che erano le sue ambizioni». In poche parole che cosa diventerà esattamente lo scalo aeroportuale viterbese? Quale sarà la sua vocazione? «Lo scalo che è in programma oggi come oggi è uno scalo turistico per i servizi turistici, non l’aeroporto che doveva sostituire in larga parte l’agonizzante Ciampino e insieme motivare un investimento da parte dello Stato per ammodernare la rete ferroviaria. Il progetto che sta emergendo attualmente prevede invece uno scalo turistico di servizio e manutenzione per aerei di piccole dimensioni. Una bella differenza, no?»Ma tutto ciò non viene a collidere con quanto deliberato dall’Enac oltre una decina di anni fa, cioè Viterbo naturale successore di Ciampino per quanto riguarda il traffuco low cost passeggeri e merci?«Certamente il progetto partorito oggi non ha nulla a che vedere con il progetto messo a punto dal governo Prodi e con quello del successivo governo Berlusconi. Non è un progetto di respiro internazionale e non potrà rimuovere le ataviche difficoltà infrastrutturali del nostro territorio». Non le pare che con le decisioni adottate pochi giorni fa una malintesa linea di cautela abbia prevaldo sul desiderio dei viterbesi di avere un aeroporto degno di questo nome, uno scalo dal profilo internazionale che diventasse il terzo aeroporto del Lazio?«È ovvio che il progetto attuale non è il prodotto del lavoro che venne effettuato negli anni precedenti, quello di cui parlavamo prima. In maniera rocambolesca quel lavoro venne cancellato con un tratto di penna dal governo Monti negli ultimi giorni della legislatura. Io ritengo che venne perpetrato uno scandaloso furto ai danni dei viterbesi e del loro territorio senza una minima compensazione«. Insomma, da parte di qualcuno sembra sia in atto un’azione di rallentamento alle calende greche del sogno viterbese dell’aeroporto. Sta prevalendo una politica dei piccoli passi utile solo a pochi, perché connessa e funzionale al risicato traffico commerciale che ha come asse il piccolo scolo romano dell’Urbe. Non è che così facendo la montagna partorità un topolino?«Eh sì... Sono passati dieci anni da quel furto e ora ci troviamo a dover parlare di un progetto minimale. Noi volevamo portare giovamento e impulso al nostro carente sistema infrastrutturale attraverso la leva dell' aeroporto. Così facendo, invece, non potremo utilizzare le energie sprigionate dalla spinta dell' aeroporto per ammodernare e rafforzare il nostro sistema ferroviario e stradale. Ci siamo bruciati una grande occasione infliggendoci una sorta di harakiri. Per questo non dobbiamo mollare se vogliamo raggiungere un risultato utile ed efficace». Insomma, la battaglia sull’aeroporto di Viterbo è destinata a durare ancora. E non è detto che dietro l’angolo non sbuchino fuori ulteriori novità.©RIPRODUZIONE RISERVATA