CIVITAVECCHIA - Un anno e dieci mesi di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici, per peculato, oltre al risarcimento dei danni al Comune di Civitavecchia. È la condanna che rischia di dover scontare qualora passasse in giudicato Alessio Romagnuolo, l’ex amministratore di Etm - personaggio di spicco di Forza Italia fino a qualche settimana fa, fino a quando cioè la moglie, la presidente del consiglio comunale Emanuela Mari, è passata a Fratelli d’Italia lanciando la propria candidatura alle regionali di febbraio - se dovesse essere respinto il proprio ricorso in Cassazione.

l’iter giudiziario
Il 12 dicembre scorso infatti il Pubblico Ministero della Procura Generale della Repubblica della Corte di Cassazione nella sua requisitoria ha chiesto la totale inammissibilità alla VI sezione penale della Suprema Corte del ricorso presentato da Romagnuolo per cercare di annullare la sentenza della Corte di Appello di Roma. Il 2 marzo scorso Romagnuolo è stato condannato anche in secondo grado: nel caso in cui dovesse essere accolta la richiesta del pubblico ministero e respinto il ricorso, allora la condanna diventerebbe definitiva.

l’inchiesta
L’ex amministratore della società che si occupava del trasporto pubblico locale (che nel tempo era stato anche consigliere comunale e poi assessore di Forza Italia) venne indagato per le spese effettuate proprio con la carta di credito aziendale: cravatte, telefonate transoceaniche dal viaggio di nozze negli Usa. E ancora dvd noleggiati, pranzi presso il locale del fratello e pieni di benzina per raggiungere il posto di lavoro in Atac, a Roma. C’era questo al centro delle indagini, ma non soltanto. Un’inchiesta, quella portata avanti da Carabinieri e Guardia di finanza, che correva infatti su diversi binari. A Civitavecchia la Procura archiviò il fascicolo, ritenendo valide le giustificazioni addotte dalla difesa di Romagnuolo. A Roma invece il procedimento a suo carico è andato avanti, focalizzando l’attenzione su diversi addebiti della carta di credito che erano avvenuti proprio nella Capitale. In questo caso Romagnuolo venne prima rinviato a giudizio e poi condannato per peculato in primo grado e in Appello. Risale invece allo scorso anno la chiusura, senza alcun rinvio a giudizio, della questione riguardante i pezzi di ricambio per gli autobus di Etm. Tra gli indagati, questa volta per corruzione, figurava appunto lo stesso Romagnuolo. A marzo 2021 però la Procura si è vista restituire gli atti dal Gup per la nullità dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari e della richiesta di rinvio a giudizio, con rinvio al Pm degli atti relativi all’indagine sui pezzi di ricambio per gli autobus di Etm, poi Argo, che secondo l’accusa sarebbero stati acquistati a prezzi gonfiati da una società creata ad hoc. Inoltre gli avvocati difensori di tutti gli indagati, in questo procedimento, avevano anche evidenziato l’intervenuta prescrizione, calcolandone il termine già nel 2018. Ragione per cui la vicenda si è chiusa con un nulla di fatto dal punto di vista giudiziario, senza alcun colpevole.

la decisione
Si attende quindi ora la sentenza della VI sezione penale della Suprema Corte di Cassazione sul ricorso presentato da Alessio Romagnuolo e capire se la condanna per peculato con la relativa interdizione dai pubblici uffici diventerà o meno definitiva.

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