TARQUINIA - È partita la raccolta firme da parte del Codacons per chiedere la riapertura della strada Litoranea interrotta all’altezza del ponte dichiarato pericoloso. «Sei residente o titolare di attività nella zona di Tarquinia in prossimità della sp 41? Chiediamo la riapertura della strada», recita il testo del Codacons che aggiunge: «Nonostante la chiusura al traffico della Litoranea S.P. 41 al Km 3+200, a causa dei problemi di sicurezza del Ponte sul Canale, stia creando enormi danni ai residenti e ai titolari di attività nella zona, la Provincia di Viterbo e il Comune di Tarquinia sembrano omettere gli interventi necessari alla riapertura della strada. Il Codacons mette a disposizione di tutti i danneggiati un modulo con il quale è possibile aderire alla diffida dell’Associazione per il rispristino del corretto svolgimento della funzione amministrativa». «A seguito di numerose segnalazioni da parte degli utenti/fruitori della strada nonché da notizie di stampa - aggiunge il Codacons - è emerso come da vario tempo sia interdetta al traffico la S.P. n. 41 Litoranea al Km 3+200, nel Comune di Tarquinia. Più nello specifico, sembrerebbe che la chiusura sia stata determinata da problemi di sicurezza relativi al Ponte sul Canale, che appare avere criticità strutturali ed essere a rischio di crollo. Ad oggi, nonostante i notevoli disagi, non sono noti i tempi di ripristino della circolazione sulla strada citata. Come noto, la Litoranea costituisce l’ultima uscita sull’Aurelia prima del casello autostradale per chi arriva dalla Toscana e la stessa era molto utilizzata dai turisti provenienti dalla Toscana per raggiungere il Lido e dai residenti per la normale viabilità in entrata e in uscita dalla città. Con la sua chiusura, il traffico è in tilt, con necessità di utilizzare la complanare del Pidocchio ossia un tratto di strada molto pericoloso, e di utilizzare il casello autostradale di Tarquinia, con relativo esborso economico. Ed ancora, la strada di cui si tratta costituiva il mezzo per raggiungere la zona dei campeggi di Tarquinia, nonché diversi agriturismi e attività imprenditoriali di grande valore, e che si trovano, quindi, da tempo isolati dalla città di Tarquinia, con il rischio di dover chiudere l’attività». «A fronte di tali criticità - rimarca il Codacons - sembrerebbe che i presupposti della chiusura della litoranea, nonché gli interventi effettuati e/o in programma per il ripristino della sua funzionalità, non siano idonei allo scopo. In particolare, sembrerebbe che le prove di carico sul Ponte sul Canale siano state fatte da una sola azienda, essendo invece necessario verificare l’effettivo rischio paragonando i dati provenienti da almeno due prove effettuate da soggetti diversi. Sembrerebbe, inoltre, che Provincia di Viterbo e Comune di Tarquinia abbiano omesso di adottare rimedi provvisori che, invece, sarebbero stati percorribili, quali l’istituzione del senso unico alternato con apposizione di semaforo. Sembrerebbe, infine, che non sia stato approvato alcun piano di intervento per l’effettuazione dei lavori necessari alla messa in sicurezza del Ponte». «Considerata l’estrema gravità della vicenda anche innanzi alle molteplici criticità segnalate - sottolinea l’associazione - il Codacons ha deciso di scendere in campo per chiedere la riapertura della litoranea nel tratto di strada interessato. Per tale motivo l’Associazione ha diffidato la Provincia di Viterbo ed il Comune di Tarquinia, ex art. ex art. 1 e ss d.lgs n. 198/2009, a porre in essere tutti gli atti necessari ai fini del ripristino del corretto svolgimento della funzione amministrativa e della corretta erogazione del servizio di manutenzione della strada, chiedendo in particolare la riapertura della S.P. Strada Litoranea 41 di Tarquinia. Ove non ci fosse riscontro, il Codacons è pronto ad agire per il risarcimento dei danni causati dalla situazione descritta. L’Associazione, inoltre, mette a disposizione un modulo con il quale tutti i cittadini danneggiati dalla chiusura della S.P. 41 del Comune di Tarquinia possono aderire alla diffida del Codacons rappresentando la propria posizione agli enti interessati».