BAGNOREGIO – In occasione delle festività natalizie e dello spirito di fratellanza alla base di questa ricorrenza, Avis comunale di Bagnoregio OdV coglie l’occasione per diffondere l’importanza della donazione di sangue e il messaggio di solidarietà alla base di questa associazione di volontariato.


Diventare socio Avis, infatti, non significa solo donare sangue ed emocomponenti per il prossimo, ma anche entrare a far parte di una realtà di volontari che offrono il proprio tempo per il bene della comunità.


Era il 23 giugno 1957 quando uomini di straordinaria saggezza decisero di fondare quella che è, probabilmente, l’Avis più longeva della Tuscia.


Lo scorso ottobre, infatti, si sono celebrati i festeggiamenti per il 65° anniversario della fondazione di Avis comunale di Bagnoregio OdV.


Le vie storiche della città che diede i natali a San Bonaventura si sono riempite dei numerosissimi labari delle Avis vicine e lontane, dei comuni laziali e di quelli fuori regione.


Bagnoregio fu il punto di partenza per la creazione di una fitta rete associativa che oggi, nel solo viterbese, conta circa 65 sedi.


Dal giorno della sua fondazione, Avis comunale di Bagnoregio OdV non si è più fermata e, grazie alle numerose iniziative rivolte ai donatori e ai cittadini, è divenuta parte integrante del territorio bagnorese.


Con costanza, nel silenzio e nella discrezione, ha continuato a perpetrare la sua causa anche durante il travagliato periodo della pandemia, garantendo afflusso costante di emocomponenti alle strutture sanitarie del posto.


«Essere il presidente della prima Avis sorta sul nostro territorio è un retaggio estremamente gravoso – ricorda, con un moto d’orgoglio, il presidente Simone Catteruccia, già al suo secondo mandato – ma grazie al direttivo che ho il piacere di guidare, al supporto costante e incessante dell’Avis provinciale di Viterbo OdV, dell’Avis regionale del Lazio, del comune e dei nostri affezionati donatori, continuiamo a perseguire i principi cardine di altruismo e solidarietà, seguendo le orme dei nostri lungimiranti predecessori».