Monica Di Lecce

Prigioniera in casa. Le barriere architettoniche le impediscono anche solo di scendere al piano terra e farsi un giro del palazzo.

Da qualche tempo si stanno susseguendo un po’ in tutta la Tuscia le denunce di disagi come quelli che sta vivendo la signora Nazzarena, 91 anni, invalida al 100%, residente in un’abitazione dell’Ater nella zona del Salamaro a Viterbo. La figlia da mesi sta aspettando una risposta dall’azienda che si occupa di edilizia residenziale pubblica rispetto alla richiesta di mettere la madre nelle condizioni di uscire.«Mia madre Nazarena abita al primo piano di una casa popolare in via Cacciabella - racconta la figlia - nonostante abbia una certa età è ancora vista e di spirito. Purtroppo le scale che la separano dal piano terra le impediscono di uscire».A maggio la figlia della donna ha fatto richiesta all’Ater per l’installazione di un montascale.

«Circa sei mesi fa - prosegue la figlia - è venuto anche un tecnico a fare un sopralluogo». Un sopralluogo che aveva lasciato ben sperare questa famiglia in una soluzione positiva, ma a distanza di tempo la situazione non è cambiata di una virgola e la signora si trova ancora segregata in casa sua.«Ci è stato spiegato - prosegue la figlia - che mancano i fondi quindi l’eliminazione delle barriere architettoniche diventa complicata. Eppure, non esiste una normativa per cui queste situazioni devono essere sanate?»Per tutta l’estate Nazzarena è rimasta chiusa in casa. «Ogni volta che deve fare una visita o una terapia - racconta ancora la figlia - sono costretta a chiamare la Croce rossa perché da sola non riesco a portarla in carrozzina fuori di casa».La figlia si accontenterebbe anche solo di uno scivolo.«Una rampa sarebbe sufficiente a risolvere il problema - aggiunge - non chiedo chissà quale montascale tecnologico o costoso. Basterebbe semplicemente uno scivolo. Sto telefonando tutti i giorni per sapere da chi di dovere cosa intende fare ma non risponde mai nessuno e se risponde qualcuno dice che mi faranno sapere».

Che l’Ater soffra di ristrettezze di bilancio è confermato da una lettera che l’azienda ha inviato ad altri inquilini con lo stesso problema.«Nessuno tiene in debita considerazione il fatto che le Ater vivono grazie ai canoni di locazione, che sono molto bassi (nel 40% dei casi gli inquilini hanno canoni sociali, fissati a 7,75 euro mensili) e non arrivano a coprire le spese di manutenzione degli alloggi - scrive l’azienda - Questo fa sì che anche l’installazione di un montascale, che comporta una spesa di circa 25mila euro, rappresenti un grosso ostacolo. In questo quadro, l’Ater ribadisce la massima disponibilità alla collaborazione e auspica, per il futuro, un confronto costruttivo con tutti i soggetti interessati, al fine di risolvere concretamente i problemi».