TARQUINIA - Ventitré anni di carcere per Claudio Cesaris. Questa la richiesta del pubblico ministero per il 69enne Claudio Cesaris accusato dell’omicidio del professore di Tarquinia Dario Angeletti.

Nell’aula della Corte d’Assise di Roma si è celebrata oggi la prima udienza relativa al delitto avvenuto il 7 dicembre 2021 intorno alle 13 al parcheggio delle Saline di Tarquinia. Un omicidio per il quale venne arrestato poche ore dopo l’ex tecnico di laboratorio dell’Università di Pavia. Come stabilito dal tribunale di Civitavecchia in sede di rinvio a giudizio, le parti hanno dato per acquisite tutte le fonti di prova, senza l’ascolto di testimoni.
Il pubblico ministero Alessandro Gentile dopo una breve requisitoria ha confermato il castello accusatorio nei confronti di Cesaris che per futili motivi e in modo premeditato aveva pianificato l’omicidio del presunto rivale in amore, il docente di biologia marina dell’Unitus di Viterbo, Dario Angeletti. Accolte le attenuanti generiche, alla fine della requisitoria il pm ha chiesto 23 anni di condanna. L’avvocato Andrea Fedeli ha chiesto la costituzione di parte civile per l’Università della Tuscia. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha autorizzato la richiesta di risarcimento danni in relazione al danno patrimoniale e morale. Eventualmente da dedicare a borse di studio.

«L’accusa ritiene di aver pienamente provato la responsabilità dell’imputato - ha esordito il pm Alessandro Gentile in udienza - e si basa su prove materiali e logiche molto solide, tra cui il sistema di videosorveglianza sul parcheggio delle Saline di Tarquinia. L’imputato viene ripreso mentre scende dall’auto della vittima, si allontana e sale a bordo della sua. Nessuno salirà più sulla macchina di Angeletti fino al ritrovamento del cadavere. Gli accertamenti stub, eseguiti a 6 ore dal fatto, hanno fatto rinvenire particelle di polvere da sparo sulla parte superiore del corpo di Cesaris. Ed erano particelle compatibili. Inoltre - dice ancora Gentile - sono state ritrovate tracce ematiche all’interno della vettura dell’imputato che l’analisi biologica  riconduce alla vittima. A ciò si aggiunga la confessione resa dall’imputato davanti al gip».

Claudio Cesaris, 69enne tecnico di laboratorio all’Università di Pavia in pensione, ha ucciso il professor Angeletti con due colpi di pistola alla nuca mentre il docente si trovava alla guida della sua macchina, una Volvo V40,  nel parcheggio delle Saline di Tarquinia. L’omicida reo confesso, come si ricorderà, è imputato anche del reato di stalking nei confronti della ex amante, ricercatrice 40enne trasferitasi da Pavia a San Martino al Cimino dopo aver vinto il concorso all’Università della Tuscia.  Proprio la gelosia nei confronti della donna, che aveva stretto un’amicizia con il professor Angeletti, sarebbe la causa dell’omicidio, secondo l’accusa premeditato in tutti i particolari. Cesaris è difeso dagli avvocati Michele Passione del foro di Firenze e Alessandro De Federicis del foro di Roma. La pubblica accusa ritiene infatti  che Cesaris abbia agito con premeditazione e che il movente sia da ricercare «nella mancata accettazione della fine della relazione la donna . Si sviluppa una marcata gelosia nei confronti di Angeletti, vissuto come antagonista, e/o di vendetta nei confronti della ricercatrice. 

Oltre all’Università sono parti civili, con gli avvocati Rodolfo Bentivoglio e Massimiliano Zoli, la vedova della vittima, i due figli e le sorelle di Angeletti; con l’avvocato Eliana Saporito la ricercatrice quarantenne di Abbiategrasso, e con l’avvocato Paolo Pirani il Comune di Tarquinia.

La prossima udienza è fissata per  l’8 febbraio 2023 dove interverranno le parti civili. Il 13febbraio, invece, sarà il turno di Michele Passione di Firenze e di Alessandro De Federicis di Roma, difensori di Cesaris. Se i tempi lo consentiranno, la corte nella stessa giornata potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.

Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. La presunzione di innocenza si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.