VERONICA OLIVI

VITERBO - Al via l’anno accademico 2022/2023 all’Università degli Studi della Tuscia a Viterbo, il 44° dalla sua fondazione. Ieri mattina dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia è tornata la tradizionale e a lungo attesa cerimonia di inaugurazione presso l’Auditorium di Santa Maria In Gradi.

Presenti in sala le autorità civili, politiche e religiose del territorio, i rappresentanti delle forze armate, il Rettore dell’Unitus Stefano Ubertini, il prorettore Alvaro Marucci e il regista, attore e sceneggiatore Luigi Lo Cascio.

Dopo il corteo accademico e l’inno d’Italia, ad aprire ufficialmente l’incontro è stata la rappresentante degli studenti in Senato Accademico Talia Bianchi; dopo di lei, sul palco, Roberta Guerrini, in rappresentanza del personale tecnico-amministrativo, che ha salutato l’evento in corso di svolgimento come un segno di ritorno alla normalità dopo il periodo Covid. «Possiamo essere orgogliosi di come la nostra comunità accademica ha reagito all’emergenza – ha detto Guerrini – e oggi siamo di nuovo qui, a celebrare l’apertura dell’anno accademico, con la didattica che da quest’anno tornerà totalmente in presenza. L’ateneo svolge un’importante e decisiva missione di promozione culturale nel Paese – ha aggiunto – e soprattutto in un’area come la Tuscia, fortemente frammentata sotto il punto di vista produttivo e con poche imprese, l’Università è pronta a cogliere le sfide del futuro, con l’impegno che ci contraddistingue».

Il Rettore Ubertini nel corso del suo intervento ha voluto ricordare gli straordinari traguardi raggiunti dall’ateneo viterbese a livello nazionale negli ultimi anni, classificandosi tra i migliori in Italia per qualità dell’offerta formativa, che si mostra in continua espansione. «Le iscrizioni nei nostri dipartimenti sono aumentate in maniera significativa negli anni – ha spiegato – e oggi possiamo vantare ben 46 corsi di laurea differenziati, con 5 corsi erogati completamente in lingua inglese e un numero di studenti stranieri pre-iscritti che sono oggi sono oltre 300, dai 20 del 2019».

Di strada da fare però ce n’è ancora. «Dagli studi condotti emerge che i giovani italiani non hanno fiducia nella conoscenza, con quasi 1 iscritto su 3 che abbandona gli studi universitari. – ha sottolineato Ubertini – Come portare l’Italia al livello che le compete? Sicuramente scommettendo sui giovani e la loro formazione e crescita, le competenze e poi la promozione delle università che, come la nostra, si trovano nelle aree interne, che rappresentano una delle maggiori opportunità mancate per il Paese. Si deve puntare su un modello di città universitaria come Viterbo, in grado di accogliere studenti da tutto il mondo, collezionare talenti e aiutarli nella costruzione del loro futuro».

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