Piansano - "Viva Maria!" Il grido alto e forte si leva al cielo verso la S.S. Vergine del Rosario. È venerdì 30 settembre. La gente del paese è tutta in chiesa.
È una festa importante, non solo a Piansano.

La Madonna guarda il suo popolo, la sua gente, i fedeli che l'adorano e si affidano a Lei. Davanti all'altare i bambini. Poi le autorità: il Prefetto di Viterbo Antonio Cananà, il questore Giancarlo Sant’Elia, il Sindaco di Piansano, il Comandante della stazione dei Carabinieri, il maggiore di Tuscania, altri rappresentanti dell'Esercito, della Finanza.

Ai lati un rappresentanza dei Facchini di Santa Rosa, dell'Accademia Mauriziana, degli altri ordini religiosi, tutti
ad attendere di vederLa lì, sulla sommità dell’altare, con gli angeli genuflessi in bronzo dorato.

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La Madonna del Rosario sorregge con la destra il Bambino e con la sinistra un mazzo di rose. Ha un'espressione dolce e materna.
E tutti si inchinano alla Vergine. Intenso e partecipato il rosario, intime le preghiere, tradizionali i canti, illuminata la chiesa per una festa che reca in sè storia, fede, cultura e, appunto, tradizione.

Il Vescovo di Viterbo monsignor Lino Fumagalli, accompagnato da don Andrea, parroco di Piansano e dagli altri sacerdoti, "si sente a casa". Calorosa l'accoglienza, la chiesa è gremita, tutti cantano e partecipano, anche i bambini. Ma il Vescovo nota che sono di meno, rispetto agli altri anni, forse per un calo demografico comune a molte realtà italiane. Fumagalli riflette e fa riflettere, sottolineando, nella sua profonda omelia, quanto influiscano le difficoltà lavorative ed economiche sul desiderio di mettere al mondo dei figli. "Molte coppie si sposano tardi, per mancanza di lavoro- dice il Vescovo- In altre non ci sono i nonni, pilastri della famiglia, ai quali è dedicata la festa del 2 ottobre, a sostenere i genitori indaffarati o con difficoltà economiche". La conseguenza è il calo demografico. Il Vescovo sottolinea anche l'importanza della comunità nell'aiuto reciproco.

La cerimonia non ha un inizio preciso. È spontanea, come l'amore che lega un popolo alla sua protettrice.
Dopo la recita del rosario, si leva il canto liberatorio delle litanie lauretane; e tutti volgono lo sguardo lassù, verso l’alto, sulla sommità dell’altare dove è già posizionata la splendida “macchina” che accoglierà la Madonna, un antico e fastoso baldacchino in legno impreziosito da lacche e intarsi colorati.
C'è aria di attesa, di preghiera, di festa.

Gli addetti alla macchina intanto proseguono le operazioni: dispongono obliquamente sull’altare due lunghe travi di legno che vanno a incastrarsi con quelle che in alto sorreggono il baldacchino.

I fedeli accompagnano ogni momento della preparazione della struttura sulla quale la macchina scenderà, fino a posarsi dolcemente a terra, accompagnata il canto: non vi è un ordine preciso; l’organista attacca il motivo e tutti lo seguono. Non vi sono schemi nè scalette prestabilite; non ci sono fogli con i testi distribuiti tra i banchi: tutto è spontaneo.

Il canto, che si eleva alto dal popolo di fedeli, riempie le volte della chiesa, si propaga sul sagrato e sale fino al cielo.

Si invoca la Vergine con le espressioni di fede, poesia e spiritualità che generazioni di musicisti, autori, poeti hanno elaborato e i nostri avi tramandato. Il Sindaco si commuove alla lettura delle poesie.

Si intona anche “Mira il tuo popolo oh bella Signora...” invocazione di aiuto, protezione e intercessione, che si usa cantare in molti borghi durante le processioni.

Ecco la macchina si muove, lentamente inizia la discesa, dapprima quasi impercettibile.

Tutti guardano assorti e commossi.

Quando la macchina - accesa da lampadine - si posa lievemente a terra, la cerimonia entra nella sua fase di più intensa partecipazione.

Una piccola processione di ecclesiastici, guidata dal celebrante e con al seguito sacerdoti e chierici, scende dall’altare e, percorrendo la navata centrale, si dirige verso una piccola sacrestia situata nei pressi dell’ingresso sinistro del tempio.

Il semplice corteo è preceduto dai “sacramenti”, ovvero gli accoliti della confraternita del SS. Sacramento nel loro tradizionale saio bianco legato in vita e mozzetta rossa con scudetto argenteo. Giunti davanti alla sacrestia, “i sacramenti” si dispongono di lato per aprire la strada agli ecclesiastici che entrano.

Seguono istanti di palpitante attesa.

Poi arriva Lei, la Madonna del Rosario, che accoglie benigna i suoi fedeli e sale verso il Cielo. E tutti la salutano:" Evviva Maria!". Il Vescovo impartisce la benedizione, ma la festa non è finita. Proseguirà nei prossimi giorni. In nome di Maria.