VITERBO - Nessun legame diretto tra Salvatore Bramucci, il 58enne ucciso a Soriano lo scorso 7 agosto, e i suoi killer. Gli investigatori stanno ancora lavorando per risalire al mandante o ai mandanti dell’omicidio.

Quel che è certo è che insieme a Tonino Bacci e Lucio La Pietra, i due 48enni romani arrestati martedì dai carabinieri di Viterbo, sono indagate a piede libero altre tre persone, tra cui una donna, parente acquisita di Bramucci. Potrebbe essere lei l’elemento di congiunzione tra il commando di fuoco e la vittima. Bocche cucite da parte degli investigatori che stanno proseguendo le indagini nel più stretto riserbo. Oltre a quello del mandante, l’altro nodo da sciogliere è quello del movente. Pare che Bramucci, che stava finendo di scontare una pena di 3 anni e 4 mesi per usura ed estorsione, con 6 ore al giorno di libera uscita, dalle 8 alle 14, si stesse preparando a trasferirsi a Tenerife insieme alla figlia avuta da un precedente matrimonio.

Secondo quanto emerge dall’indagine di recente Bramucci «aveva in animo di riscuotere crediti maturati evidentemente nel medesimo contesto delinquenziale, di cui si trova traccia in una agenda sequestrata nella sua abitazione che riporta due pagine manoscritte contenenti sigle associate a cifre, per un importo complessivo di 47mila 300 euro».

[caption id="" align="alignleft" width="297"] Tonino Bacci, uno dei due arrestati (Foto da Facebook)[/caption]

Intanto Tonino Bacci e Lucio La Pietra, comparsi davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I loro legali, gli avvocati Giancarlo Costa e Antonio Rucco, hanno preannunciato che ricorreranno al tribunale del riesame per chiedere la scarcerazione. A loro giudizio, infatti, ci sarebbero «grossi buchi nella ricostruzione».

A collocarli sulla scena del delitto, stando alla ricostruzione operata dai carabinieri, invece ci sarebbero precisi elementi. Le telecamere di videosorveglianza, le celle telefoniche e le app di geolocalizzazione. Attraverso i riscontri incrociati di questi sistemi, i militari sono risaliti alla loro identità.

Tra le app di geolocalizzazione quella che la moglie di Bramucci usava per monitorare da remoto i movimenti del marito, la Life 360. L'altro è il dispositivo gps, fornito dalla società Unipoltech e installato dalla ditta proprietaria della Smart bianca che sarebbe stata noleggiata dagli arrestati e utilizzata il giorno dell'omicidio e quello del sopralluogo avvenuto tre giorni prima.

Insieme alla Smart, che fa da “apripista” a Soriano c’è sempre una seconda auto, una Giulietta rubata a giugno e abbandonata dopo l’omicidio in una stazione di servizio di Settebagni.

I militari, intanto, grazie alle tracce di Dna rinvenute sulla scena del delitto avrebbero identificato uno degli altri tre indagati a piede libero per omicidio aggravato dalla premeditazione in concorso.

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PRESUNZIONE DI INNOCENZA – Con riferimento ai soggetti indagati si evidenzia nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.