Una volta si diceva: “Piove, Governo ladro”. Oggi a Civitavecchia chi governa (il Comune, o in questo caso la società del Comune) ribalta la massima in “Tutta colpa della guerra. E delle talpe che segnalano i fatti ai giornali”.
Proprio così. Csp oggi dà la netta impressione di essere una azienda fuori controllo, dove può accadere di tutto, senza che nessuno intervenga.

Prima il caso della telecamera, che oggi viene minimizzato, ma con l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del presunto colpevole, che evidentemente qualche norma deve avere violato. Ma quello che più importa è capire chi abbia dato la mail della dipendente “spiata” ai giornali. E la donna stessa è stata prima convocata per “riconsiderare” e “addolcire” la propria versione dei fatti denunciata ai vertici aziendali, poi ha dovuto subire controlli e verifiche del proprio pc per essere scagionata dalla “fuga di notizie”.
In piena epoca “Me too” solo a Civitavecchia evidentemente una donna che denuncia la violazione della propria privacy è prima chiamata a dare spiegazioni e “invitata” a scrivere una nuova mail di segnalazione, non più di denuncia, e poi è messa a sua volta sotto inchiesta.Le cose sono due: o la donna ha travisato i fatti, oppure ciò che è accaduto prima, durante e soprattutto dopo la scoperta della telecamera e la mail, è di una gravità assoluta e inaudita.

Ma l’esistenza della telecamera (al di là delle risibili giustificazioni su dove fosse puntata) con tanto di audio della stessa, e l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del dipendente, parrebbero escludere la prima ipotesi.

Allo stesso modo, anziché rispondere nel merito di altre vicende attinenti in questo caso, a differenza del primo, alla gestione aziendale (come la perdita di circa un milione nel primo semestre dell’anno, o gli affidamenti fotocopia alla stessa ditta, con l’evidente possibilità che ci possa essere materiale da esaminare da parte dell’Anac) il presidente Lungarini focalizza la propria attenzione (e quella dell’opinione pubblica) sulla ricerca delle talpe piuttosto che sull’esistenza delle questioni denunciate dalla stampa e sulle soluzioni da adottare.

A leggere quanto riportato da Etrurianews, lo stesso parrebbe valere anche per il caso del responsabile del personale della stessa Csp, che ha postato su facebook con orgoglio di aver partecipato ad una riunione politica del suo partito, pubblicando una foto da cui si evince che era sul luogo di lavoro al momento della riunione.

Questa, per la serie la toppa è peggio del buco, la giustificazione data dal presidente Lungarini al suo dirigente Paolo Iarlori: “Confermo - ha dichiarato a Etrurianews - che il dirigente era nella sua stanza ma durante la pausa pranzo. Tra le altre cose mi aveva avvisato che per 45 minuti sarebbe stato impegnato in questa riunione ma lo ha fatto collegandosi con il suo tablet personale e non col computer aziendale”.

Come se bastasse per poter usare un ufficio di una società pubblica per svolgere attività politica e di partito, per poi oltretutto vantarsene su Facebook. Viene spontaneo chiedersi come mai in questo caso il presidente addirittura giustifichi il dirigente, assumendosi così a sua volta una responsabilità non da poco, anziché aprire un altro procedimento disciplinare.

Anche perché si tratta di un precedente di non poco conto: così infatti tutti gli altri dipendenti di Csp si sentiranno autorizzati a poter fare qualsiasi cosa sul posto di lavoro, magari “avvisando” il capo del personale, che certo non potrà negargli l’autorizzazione.
Ma del resto è già successo, dopo che è stato certificato che il vice-presidente dell’agraria poteva tranquillamente partecipare all’attività di quell’ente, risultando in servizio a Csp.

Dove se poi si perde un milione di euro, a fronte di promozioni di massa e altri aumenti dei costi del personale e degli interinali (su cui sarà interessante approfondire le modalità di selezione), la colpa “è della guerra e degli aumenti dei costi di gas e carburanti”.

E la società si fa anche pregare per riprendere il servizio di trasporto dei crocieristi dal porto alla stazione, scaduto con la fine dell’emergenza il protocollo d’intesa voluto e attivato due anni fa dall’allora vice sindaco Massimiliano Grasso, che da solo, a conti fatti, invece, con l’ulteriore probabile aumento del biglietto in vista, ripianerà le perdite di tutto il tpl.

Così come, in tema di riduzione dei costi e risanamento aziendale, ci si chiede, per completare quanto previsto dalla delibera 78 dello stesso Grasso, che fine abbiano fatto il piano di revisione della raccolta differenziata, il conferimento degli ulteriori beni immobili che avrebbe consentito oggi di non avere un patrimonio netto negativo, e il rispetto dell’emendamento di Mirko Mecozzi sul contenimento dei costi del personale e del ricorso al lavoro interinali, a quanto pare dimenticato in primis dallo stesso Mecozzi, stando a quanto politicamente denunciato dal capogruppo del Pd Marco Piendibene per il quale «Grasso è stato allontanato perché la lista di Mecozzi doveva “colonizzare” Csp e ora se hai un problema, devi chiedere a Mecozzi».

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