CIVITAVECCHIA - Programmare un tavolo del lavoro sull'emergenza Torrevaldaliga nord, a cui far partecipare anche i massimi dirigenti Enel, la Regione Lazio e il Mise: un passo necessario per sollecitare urgenti soluzioni su occupazione e investimenti, appalti e rispetto del phase-out. È questa la richiesta avanzata al Sindaco da parte dell'Usb che parla di condizioni non più possibili da tollerare.

"Gruppi in funzione, continue manutenzioni ma lavoratori al minimo - spiegano - servono assunzioni, investimenti e idee chiare sul futuro dell’impianto. Come tutti sanno, il destino della centrale di Tvn è drasticamente mutato nel giro di pochi mesi. Dal lento declino a cui sembrava avviata si è passati velocemente a una fase di intenso rilancio, che al momento conduce a prevedere per il 2022 una produzione compresa tra i 7 e gli  8 TWh. Tanto per intenderci, il doppio di quella del 2020. E ancora maggiori sono le previsioni per il 2023. I motivi sono noti. Prima l’aumento dei prezzi del gas, poi la guerra in Ucraina, quindi le sanzioni, la volontà di ridurre se non eliminare la dipendenza dalla Russia e da ultimo la decisione UE di tagliare i consumi di gas hanno completamente cambiato lo scenario energetico, spingendo il Governo a prevedere un rapido incremento della produzione elettrica dalle centrali a carbone ancora attive, tra cui soprattutto quella di Civitavecchia".

Usb sottolinea quindi come un simile rilancio della produzione comporti tuttavia numerosi problemi di carattere tecnico, economico e organizzativo, non ultimo quello di ripristinare una dotazione organica adeguata ai livelli produttivi attesi. "Sotto quest’ultimo profilo, è bene allora sapere che l’organico Enel - sottolineano - conta al momento appena 250 unità, ossia molto meno di ciò che servirebbe: una situazione più che allarmante a fronte delle 80 uscite per pensionamento previste entro il 2024. Stesso problema, se non più grave, nelle imprese appaltatrici, che in forza della prevista dismissione dell’impianto sono state costrette a ridurre i propri organici. Una condizione quindi di vera emergenza, che in un impianto così usurato rischia inevitabilmente di incidere sulla sicurezza delle attività e sulla tutela della salute dei lavoratori. Ciononostante, Enel non sembra affatto intenzionata ad intraprendere un adeguato piano di immissioni. Si limita a promettere 20 nuove unità, peraltro con tempi tutti da stabilire, quando evidentemente serve ben altro: tra diretti e indiretti, serve un impegno per almeno 150-200 assunzioni, più risorse per gli appalti e le manutenzioni, e non da ultimo, una parola chiara anche con riguardo al phase-out che deve essere confermato. Perché un conto è l’emergenza, un conto è ipotecare ancora il futuro. Tutti ripetono che al momento la chiusura della centrale è ancora prevista al 2025, facendo però intendere di non crederci e considerando inevitabile uno slittamento in avanti. Magari anche di anni, come se fosse un fatto acquisito. Ma Civitavecchia - ha concluso Usb - questo non lo merita, lotta da tempo per uno sviluppo sostenibile e deve pretenderlo. Per questo riteniamo che in mancanza di risposte occorrerà mettere in campo un nuovo protagonismo, sia dei lavoratori che dei cittadini, chiamando però anche le stesse istituzioni a intervenire su questioni così importanti".