Roberto Serafini è senza dubbio un imprenditore con grande fiuto, grande cinismo e notevoli capacità. Lo dimostra quanto ha saputo, già da giovanissimo, costruire. Per lui oggi una penna come Giampiero Romiti ha coniato anche un neologismo: “il serafinismo”. Oggi però si trova di fronte a una scelta, sicuramente di opportunità, ma che potrebbe dovere essere anche più netta. Una scelta tra l’imprenditoria e la politica.

Lui, da sempre, dichiara di non avere nulla a che vedere con il secondo mondo, con il quale i suoi contatti sono dovuti solo a questioni di lavoro. Del resto, ogni imprenditore che si rispetti inevitabilmente si trova ad interloquire con politici di ogni schieramento. Tant’è che lo scorso anno, di questi tempi, andò su tutte le furie quando venne pubblicata la foto qui accanto che lo ritraeva, dopo un consiglio comunale non andato benissimo per la maggioranza, ad interloquire su piazza Guglielmotti piuttosto vivacemente con il sindaco Tedesco ed alcuni assessori e consiglieri. Gli venne fatto notare che per non finire sui giornali bastava evitare incontri con cariche pubbliche su pubblica piazza.

Nei giorni scorsi, il nostro è invece balzato agli onori delle cronache nazionali per vicende interne al cda del colosso della distribuzione Conad Nord Ovest, di cui fa parte. Oggi si ritorna a parlare di lui a Civitavecchia, dove una sua società, la Rga Group, si è aggiudicata la gestione del parco Spigarelli, appena rifatto con i soldi dell’Enel, per i prossimi 25 anni. Nulla di male, anzi siamo sicuri che il parco sarà tenuto come un gioiello e diventerà uno dei punti dove andare a leggere un libro all’aria aperta, a correre, portare i bambini o trascorrere una serata mangiando una pizza. Il punto non è questo. Il punto è se fosse opportuno che il “capo carismatico”, come viene definito, di uno dei maggiori gruppi della maggioranza (che esprime vice sindaco e assessore all’Ambiente, delegata all’Enel, vice presidente del Flag, presidente di Csp ed altro ancora) nonché maggiore finanziatore della campagna elettorale del sindaco Tedesco, di cui lo stesso primo cittadino risulterebbe anche essere inquilino e avvocato, partecipasse ad una gara del Comune di Civitavecchia per gestire per un quarto di secolo un bene pubblico per il quale sono appena stati spesi centinaia di migliaia di euro altrettanto pubblici. E qualora non ci fossero nemmeno questioni di opportunità, perché allora lo stesso Serafini avrebbe deciso di schermare la sua partecipazione totalitaria nella Rga Group dietro una fiduciaria, peraltro facendolo (ma sarà una coincidenza) subito dopo la vittoria di Tedesco?

Da tempo si ha ben chiaro chi siano i nuovi “potenti” di Civitavecchia. Non servono schermi o paraventi in una città in cui comunque ci si conosce tutti, ciascuno con i propri pregi e i propri difetti.

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