Un bacio può essere “il simbolo dell’aggressione anglo americana”? La risposta è “Sì, ma solo a Civitavecchia”. E solo per il Comitato 14 maggio, data del primo bombardamento. La loro vocazione “storica” è distorta, malacconcia, allergica alle divise americane, anche quella da crocerossina. Scommetterei un penny che tra loro c’è chi questa allergia la manifesta anche nei confronti della Nato perché-anche-putin-ha-le-sue-ragioni.

Ma quale aggressione anglo americana alla città di Civitavecchia. Civitavecchia quando fu bombardata, piaccia o no, era una città fascista e piena di fascisti. I bambini, (i loro padri o, forse, i loro nonni), andavano al sabato fascista con la divisa da Balilla, i padri dei loro padri si esibivano in camicia nera ed imponevano le leggi fasciste negli uffici pubblici, nei licei, prescrivevano purghe persino alle elementari ed espellevano chi osava solo obiettare che le esercitazioni paramilitari del sabato erano state eccessivamente lunghe. I Civitavecchiesi facevano da “carcerieri” a ebrei, omosessuali e antifascisti rinchiusi al bagno penale dal “Tribunale speciale per la difesa dello Stato” e condannati ai lavori forzati ad Aurelia dove, anche dopo l’8 settembre, civitavecchiesi padri-nonni-bisnonni-di questi-civitavecchiesi atterravano in una pozza di sangue chi tentava di fuggire.

E la retorica di Civitavecchia città della Resistenza, degli Arditi del popolo, la Brigata “Ezio Maroncelli” … ? tutto vero, documentato, storico. Ma dopo l’8 settembre ovvero con gli americani alle porte. Senza ammettere questa parte della storia la Resistenza è solo un bel foulard rosso da mettere al collo il 25 aprile. Altrimenti non si spiega il trattamento vergognoso riservato ai due martiri civitavecchiesi Aldo Francesco Chiricozzi e Antonio Margioni trucidati alle fosse Ardeatine: una quasi lapide. Sta al parco della Resistenza appesa ad un muro di cinta. Poco più di un foglio A3, i due nomi, firmato Anpi. E basta. Tutte le sere, un gruppetto di ciacolanti vecchiette sta seduto lì sotto, dando le spalle al cartello. Si proprio le spalle, con il cartello sulle loro teste. Da qualche mese un vecchio come loro, al tramonto, trascina la sua sedia a rotelle verso la lapide, si fa il segno della croce e biascica qualche preghiera. Le donne all’inizio ridevano. Non capivano perché. Pensavano ce l’avesse con loro o che fosse un modo per fare la corte tardiva a qualcuna. Poi la più ardita, ha chiesto: ”Andavamo a scuola insieme, eravamo giovani insieme, anzi Chiricozzi l’ho visto proprio quella mattina prima di andare a Roma”.

Se ne fregano tutti della memoria, compreso il Comitato 14 maggio che si esibisce inneggiando al grande imperatore Traiano, palpita di anti americanismo, ma dimentica Chiricozzi e Margioni appesi al muro dell’indifferenza. Perché “carissime del 14 maggio” furono gli americani a liberare Civitavecchia vestiti pressappoco come quel marinaio lì. Che per altro era gay. (contente ora?) Forse la statua è l’occasione giusta per far pace con la storia.

Fabio Angeloni