GIAMPIERO ROMITI

Estate piena, il crocierismo non tocca ancora i livelli pre-covid epperò ha ripreso a navigare col vento in poppa e i turisti cominciano a riempire le strade. Che portano al centro, al mercato, al viale. Sono i luoghi più attrattivi, i soli che possono destare un certo interesse in questa città che versa in condizioni tali da non lasciare assolutamente un buon ricordo soprattutto a chi si trova a visitarla per la prima volta. Il percorso che dallo scalo marittimo porta ai punti succitati e che si snoda tra via XVI Settembre e le piazze Calamatta e Vittorio Emanuele è la rappresentazione di uno spettacolo che più squallido non potrebbe essere. Marciapiedi cosparsi di escrementi degli amici dell’uomo che sua volta è però nemico del decoro sporcando così non solo il suolo ma soprattutto l’immagine di una Civitavecchia che, come viene messo in risalto dai media, non sa assolutamente cosa sia l’accoglienza dei tanti viaggiatori provenienti sia dal Bel Paese che dall’estero.

E dire che di annunci imbevuti di enfasi da parte di amministratori che evidentemente di come si amministra il flusso turistico, per ottenere un ritorno vantaggioso sul piano economico per la gioia degli esercizi commerciali che invece rispetto all’affluenza di molti visitatori non vedono aumentare il volume degli affari, non hanno la più pallida idea. La stessa zona di piazza Regina Margherita, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città (il mercato, lo sanno pure i bambini in fasce, è la meta preferita da chi viene da lontano), continua ad offrire un pessimo colpo d’occhio per lo stato (incuria e sporcizia la fanno da padrone) in cui versa. E come se non bastasse quanto evidenziato, a rendere maggiormente inaccettabili le gravi trascuratezze, c’è pure quella dell’assenza di bagni pubblici (in particolare quelli sotto la terrazza Guglielmi sono chiusi per via degli infiniti lavori ancora in corso) ragion per cui se un povero cristo fosse “assalito” da un urgente bisogno fisiologico cadrebbe nella più cupa disperazione. Inoltre a puntare l’indice su una situazione che desta fortissime perplessità è il portavoce di “Meno poltrone più panchine” Tullio Nunzi, secondo il quale “Civitavecchia è in grande affanno e assolutamente non pronta ad un’accoglienza adeguata e di qualità” (Civonline.it, 20 Giugno). E sottolinea in grassetto: “ La città non solo è incapace di adeguarsi al fenomeno crocieristico, ma per certi aspetti nel tempo ha peggiorato la sua propensione all’ospitalità” (ibidem).

Ma quali sono le lacune più profonde che in dieci anni non si è riusciti a colmare e che a detta di Nunzi non possono non essere definite assurde ? “Non s’è fatto niente – accusa – E’ stato messo un totem assai antiquato e nell’ufficio informazioni operano volontari solo per alcuni periodi ed è già questo un neo evidente perché con il transito di tre milioni di persone sarebbe stato logico aspettarsi qualcosa di meglio e di più efficiente” (ibidem). Ma non basta. Il dito affonda nella piaga ed ecco che saltano fuori altre evidentissime carenze. “Non ci sono
itinerari turistico-culturali né percorsi dello shopping e nemmeno alcuna forma di benvenuto che risultino una potente calamita per il 30% dei crocieristi che rimangono in città. – insiste Nunzi – Paradossalmente una programmazione più adeguata è stata effettuata dai centri limitrofi che hanno compreso l’importanza di tal preziosa risorsa”. Colpa dell’inerzia dei commercianti e degli operatori turistici ? “Solo in piccolissima parte - arriva di getto la risposta – Le maggiori ed evidenti responsabilità vanno addossate alla classe politica, che continua a rivelarsi inadatta ad organizzare un settore in grado di procurare uno straordinario impatto economico. Siamo di fronte ad una realtà con due facce che non si somigliano neanche un po’. Una si presenta come un’isola felice ed è il porto; l’altra brutta, sporca e inguardabile ovvero questa città che mostra drammaticamente la propria inadeguatezza ad ottenere il massimo da una rilevante “fortuna” qual è il crocierismo”.

Allora ? Mah, forse è il caso di ricorrere alla famosa locuzione latina (che abbiamo ricordato già in altre occasioni) “faber est suae quisque fortunae”: ciascuno è artefice della propria sorte. Se pertanto i nostri amministratori, così solerti a convocare conferenze stampa per far scorrere fiumi di parole, di proclami e di “faremo”, continuassero a non mettere in atto un “piano” concreto ed efficiente affinchè la città ottenga un apprezzabile ritorno di immagine e finanziario dalla presenza dei crocieristi, vorrà dire che considerano già incommensurabile la fortuna di poter esibire doti di provetti (vabbè, lasciamoglielo credere…) oratori. Chi s’accontenta gode. E Civitavecchia continua a sprecare opportunità favolose.

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