CIVITAVECCHIA - Oltre 500 ragazzi in piazza per dire no alla guerra. Questa mattina una folla di studenti e studentesse ha riempito le strade di Civitavecchia nell’ambito dell’iniziativa “Scuola di pace” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con studenti e professori di quattro istituti superiori di Civitavecchia (Liceo Scientifico Galilei, IIS Guglielmotti, IIS Marconi, IIS Stendhal). Presente anche una rappresentanza del movimento di Roma Giovani per la pace.

Un corteo che è partito alle 9 dal parcheggio del Tribunale di Civitavecchia snodandosi per le vie cittadine, diretto a piazza Fratti dove nel corso della mattinata i ragazzi degli istituti cittadini hanno portato le loro testimonianze e, a chiusura dell’iniziativa, si sono tenute esibizioni musicali, organizzate sempre dagli studenti. Un momento di confronto importante per ribadire, ancora una volta e a chiare lettere, che i giovani di Civitavecchia vogliono la pace.



Si è parlato del conflitto ucraino e delle ripercussioni sull’economia che andranno, come sempre, a colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione mondiale. I ragazzi hanno ricordato che “la pace non può essere una scelta politica” e che “le stime dei danni causati dalla guerra sono in continuo aumento e presenti nella quotidianità di tutti noi, siamo scesi in strada per evitare he questa guerra scivoli nell’indifferenza”.

Il responsabile territoriale della Comunità di Sant’Egidio Massimo Magnano ha commentato: “Questo percorso è nato dalla riflessione con gli studenti, sono loro i protagonisti, ed è frutto del fatto che noi, come Comunità, crediamo di dover costruire la pace in prima persona. Le vie della pace vanno create dentro la città, lottando ogni giorno contro il razzismo e le diseguaglianze, I poveri sono sicuramente le persone più colpite dalla guerra e questa vuole essere una testimonianza per le persone che hanno responsabilità nei negoziati, la priorità deve essere il disarmo. La guerra – ha concluso – è la madre di tutte le povertà. A pagare la mancanza del grano saranno soprattutto i paesi dal centro al sud dell’Africa”.

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