MARCO GRANDE

In pochi a settembre se lo sarebbero aspettato e invece il Milan di mister Stefano Pioli ha stupito tutti, arrivando a maggio e precisamente alla trentottesima giornata di campionato con due punti di vantaggio in classifica sull’Inter. Precisamente undici stagioni dopo, quindi, i rossoneri potrebbero alzare al cielo il tricolore per la diciannovesima volta nella propria leggendaria storia, la seconda dopo quello stratosferico 2010-2011 in cui la formazione allora allenata da mister Massimiliano Allegri interruppe il dominio targato Inter, ponendosi tra l’altro di mezzo allo strapotere avviato appena una stagione dopo dalla Juventus di Antonio Conte. Da undici anni a questa parte, poi, il vuoto sul piano dei trofei vinti, con la magra consolazione dell'unica Supercoppa Italiana conquistata nel dicembre del 2016 a Doha ai calci di rigore proprio contro la Vecchia Signora, ultimo trionfo dell'era Berlusconi. Nel mezzo poca, fin troppa poca presenza in Europa per una squadra abituata a vincere tantissimo; si dovrà aspettare soltanto l'autunno del 2019 per rivedere l'alba, il tutto grazie alla gestione di mister Pioli, il quale alla sua prima vera occasione ha saputo prendere in mano le redini del gruppo e di fare dello stesso un modello per il calcio italiano, grazie alla costanza, alla resilienza e alla valorizzazione dei giovani. Nel maggio del 2021 lo sforzo profuso dai rossoneri ha iniziato a dare i propri effetti: qualificazione in Champions League, a distanza di sette anni dall'ultima volta. In Europa purtroppo l'inesperienza dei giovani ha prevalso a fronte del loro talento e anche un pizzico di sfortuna si è rivelato decisivo per porre fine all'avventura continentale anzi tempo.Tutto il sacrificio del Milan è stato allora riversato nella massima competizione nazionale. Domani alle 20 circa si saprà se il Diavolo conquisterà o meno lo Scudetto. Decisiva, pertanto, sarà la partita al Mapei Stadium contro il Sassuolo, in programma alle ore 18 in terra emiliana.A parlare del suo Milan in casa Civitavecchia, intanto, è patron Patrizio Presutti: «Credo che - ritiene la massima carica dirigenziale nerazzurra - la mia squadra del cuore venga da un decennio pieno di sofferenze. Non posso pertanto che essere contento di quello che ha fatto in questa stagione, a prescindere da come andrà a finire domani. Devo dire che è stato bello ed emozionante rivedere la squadra che tifo da quando sono bambino giocare in modo esemplare. Il mio augurio è che al Mapei Stadium si possa mettere la ciliegina sulla torta, con la consapevolezza che non siamo stati la squadra più forte ma quella che si è rivelata in grado di fare meglio. La politica del Milan è sicuramente simile, per fare un paragone, a quella della Vecchia: le squadre infatti, in ambo i casi, sono giovani, il gruppo è coeso e le società sono solide. Per non parlare dell'assetto di gioco che permette di variare i calciatori e non il risultato, spesso vincente. Sia a noi che a loro, comunque, manca qualche top player per fare il definitivo salto di qualità. A proposito di top player, desidero spendere due parole su Zlatan Ibrahimovic; credo che lui abbia fatto la storia del calcio e scritto anche quella del Milan. Si tratta di un giocatore infinito, che col Civitavecchia paragono a Pippi, vista la loro esperienza che giova in favore dei giovani soprattutto a livello mentale».Un asse Civitavecchia-Milano, quello sognato dal numero uno dei tirrenici, che lascia ben sperare il Presidente sia per il suo personale tifo che per la gestione di un team, il proprio, che l'anno prossimo avrà molto da dire per giocarsi un posto nel dilettantismo che conta, quello cioè rappresentato dalla serie D.
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