Dagli esordi a Pistioia, in serie A, ad allenare i bambini della Rim Cerveteri, società nata pochi anni fa. A 63 anni Stefano Di Lucia, cerveterano di Cerveteri, si dedica a far divertire i bambini, compresi i suoi due figli, ancora adolescenti. È stato un centrocampista talentuoso, ha esordito a 20 anni in serie A con la Pistoiese (
nella foto
), il 12 aprile del 1981. E che esordio. A fine primo tempo entra in campo contro la Juventus di Zoff e Cabrini, allenata da Trapattoni. Si mette da subito in luce, quando gli arriva una palla sui piedi non ci pensa un attimo a calciarla, un diagonale fulminante si stampa sul palo. Per una manciata di centimetri la palla non entra in rete, sarebbe stato un tripudio davanti a 30 mila spettatori. Tra i suoi compagni, in quella Pistoiese, c'era Marcello Lippi, ex ct della Nazionale. Per Di Lucia il futuro non è stato come quello del tecnico toscano. Ben altro destino, molto sfortunato. Un infortunio gli impedisce la parabola, finisce a Salerno in serie B, poi a Mestre, con la Lodigiani e chiude ad Ercolano. Persona mite, riservata, sempre dietro le quinte. Non ha mai gradito essere una prima donna, quel ragazzo dai capelli biondi a cascata era partito da Cerveteri a 17 anni, lontano da famiglia e amici, dagli affetti più cari.


«Penso sempre agli anni della Serie A - racconta Di Lucia - la partita contro la Juventus rimane l'apice della mia carriera. Ho provato delle sensazioni incredibili, giocavo davanti a grandi campioni. Io, che arrivavo da un piccolo paese, ero catapultato in una dimensione che non era la mia. Se avessi segnato quella domenica probabilmente sarebbe cambiato qualcosa. Ma sono contento di come è andata, ho il rammarico poiché potevo chiudere la carriera ad età più avanzata, invece a 30 anni smisi». La sua città, Cerveteri, si fregia di aver avuto un grande campione. Però, ad onor del vero, non ha mai riconosciuto il valore di un uomo e calciatore. Il suo presente lo dedica ai ragazzi, allenando le giovanili della Rim Cerveteri, club in crescita e con tante caratteristiche per ritagliarsi uno spazio nel panorama sportivo locale. « Sto molto bene, mi trovo a mio agio e sono orgoglioso di insegnare calcio ai bambini. Potevo ambire a qualcosa di più, non so. Il mio carattere. però, mi ha lasciato dietro i palcoscenici, quindi né ho avuto richieste né me le sono cercate. Che posso dire, penso di aver fatto la scelta giusta. Se un giorno, poi, un bambino allenato dal sottoscritto arrivasse a fare carriera ne sarei veramente orgoglioso”.


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