MARCO DI GENNARO

CIVITAVECCHIA - In una precedente nota si era riportata la stretta correlazione fra rischio di malattie cardiovascolari e parodontopatie.

Ad ulteriore supporto di questa correlazione un gruppo di ricercatori giapponesi, in un recente articolo pubblicato sull’International Journal of Cardiology, ha valutato l’associazione tra le modalità giornaliere di pulizia dentale ed i futuri eventi cardiovascolari quali mortalità ,infarto miocardico scompenso cardiaco ed ictus.

Lo studio ha dimostrato che i soggetti con scarsa igiene orale , ovvero coloro che spazzolavano i denti meno di due volte al dì e per meno di due minuti ogni volta, presentavano una frequenza tre volte superiore di eventi cardiovascolari rispetto al gruppo di riferimento di coloro che spazzolavano i denti 2 o più volte al di e per 2 o più minuti ogni volta.

L’ipotesi più probabile alla base di questi risultati , come già ricordato, è che l’infiammazione sistemica cronica determinata da una scarsa igiene orale possa svolgere un ruolo critico nella patogenesi della disfunzione del rivestimento interno dei vasi arteriosi e, quindi, rappresentare un legame tra scarsa igiene orale, parodontite e malattie cardiovascolari.

Questo spiegherebbe anche perché il dosaggio della proteina C reattiva, sensibile indice di infiammazione, risultava più elevato nei pazienti con scarsa igiene orale rispetto al gruppo di riferimento.

Un altro recente articolo sullo European Journal of Preventive Cardiology ha preso, invece, in esame gli effetti cardiovascolari di alcuni fattori quali doping, farmaci comunemente prescritti, sostanze ricreazionali e bevande energetiche in relazione all’attività sportiva nell’intento di aumentare la consapevolezza della loro pericolosità.
Nell’ambito del doping gli anabolizzanti hanno un ruolo di primo piano. Il loro utilizzo è, infatti, molto diffuso non solo tra gli atleti che praticano sport di potenza ma anche tra coloro che praticano sport di resistenza.
La mortalità tra gli atleti che utilizzano anabolizzanti si stima sia 6-20 volte più elevata che in atleti che non li utilizzano e circa il 30% di queste morti è attribuibile a cause cardiovascolari. I più comuni disturbi attribuibili al loro uso includono la precoce insorgenza di malattia coronarica dovuta ad una accelerata aterosclerosi, l’ipertensione, l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco e la morte cardiaca improvvisa. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato che coloro che utilizzano anabolizzanti sono ad aumentato rischio di una cardiomiopatia che presenta caratteristiche simili alla miocardiopatia ipertrofica con massa cardiaca notevolmente aumentata , pareti del cuore aumentate di spessore , fibrosi miocardica.

Per quanto concerne l’ormone umano della crescita, un neurormone endogeno che si ritiene abbia effetti anabolizzanti, poco si sa degli effetti della sua somministrazione negli atleti. Si ritiene che possa causare ipertrofia miocardica, fibrosi, infiammazione cellulare e necrosi, alterazioni che predispongono alla comparsa di pericolose aritmie.

Anche i narcotici rientrano tra le sostanza proibite dall’Agenzia mondiale anti –doping. Essi possono, infatti, causare dipendenza, una riduzione della sensazione del dolore ed una pericolosa falsa sensazione di benessere. Il loro utilizzo può anche causare aritmie ventricolari, coronaropatia e cardiomiopatia da stress.
Proibite sono anche sostanze stimolanti quali le amfetamine e similari che hanno importanti effetti sul sistema cerebrovascolare e cardiovascolare e possono portare a scompenso cardiaco, infarto miocardico, emorragia cerebrale e ad una grave miocardiopatia .

Anche farmaci comunemente prescritti per l’asma quali il clenbuterolo sono classificati come anabolizzanti e, quindi , proibiti potendo determinare aritmie ventricolari e sopraventricolari, ischemia cardiaca, scompenso ed arresto cardiaco.

Per quanto concerne il doping “ematologico” avente l’obiettivo di aumentare il contenuto di ossigeno nel sangue, è l’eritropoietina , sostanza capace di aumentare il numero di globuli rossi e la concentrazione di emoglobina, ad avere un ruolo di primo piano. Gli effetti negativi a livello cardiaco sono secondari al sovraccarico circolatorio indotto dall’aumento dei globuli rossi, dall’aumentata viscosità ematica e dall’alterata funzione delle piastrine con conseguenti fenomeni trombo-embolici. Una breve menzione meritano i farmaci beta bloccanti proibiti in alcuni sport di abilità quali il tiro con l’arco e simili nei quali la riduzione della frequenza cardiaca, dell’ansietà e del tremore da essi determinata è di grande vantaggio. Vi è, invece, una generale riluttanza al loro utilizzo in tutti gli altri casi nei quali una riduzione della frequenza cardiaca può determinare una riduzione della capacità prestazionale.

Anche gli antiinfiammatori non steroidei , comunemente usati dagli atleti a scopo antidolorifico ed anti infiammatorio , possono causare disturbi di vario genere . Di particolare rilievo l’eventuale danno della funzionalità renale , ipertensione arteriosa e lesione aterosclerotiche .
Vi è , poi, una grande varietà di supplementi nutrizionali usati dal 40 al 100 % degli atleti spesso in maniera impropria, senza badare ai dosaggi consigliati ed agli eventuali effetti dell’assunzione di vari prodotti contemporaneamente .

Tra i supplementi nutrizionali consentiti dall’Agenzia anti doping riveste un ruolo importante il caffè il cui ingrediente è la caffeina. Essa stimola il sistema simpatico durante esercizio e migliora la capacità aerobica negli atleti di resistenza sempre che non si esageri nel qual caso gli effetti collaterali prevalgono sui benefici prestazionali. I risultati migliori si ottengono con una dose di 3-6 mg/kg (equivalenti 2 -3 tazzine) mentre effetti collaterali diventano più frequenti se si supera la dose di 9 mg/kg. Un sovradosaggio può determinare tachicardia, vasocostrizione coronarica, ipertensione ed aritmie.

Per quanto riguarda la creatina, la sua diffusione ricevette un notevole impulso dopo le olimpiadi di Barcellona nelle quali vari atleti vincitori di medaglie dichiararono di ritenere che le loro prestazioni avessero beneficiato del suo utilizzo.

La creatina si trova principalmente nei muscoli e sembrerebbe che la sua assunzione aumenti la performance in attività anaerobiche, ritardi la comparsa della stanchezza muscolare per brevi periodi di tempo e contribuisca alla rapida ricostituzione delle riserve energetiche in occasione di brevi sprint di massima intensità.

Non sono stati ad oggi riportati sicuri effetti negativi sull’apparato cardiovascolare. Pur tuttavia data la presenza in letteratura di alcuni casi nei quali l’utilizzo di creatina era associato a trombosi venosa profonda, fibrillazione atriale, aritmie ventricolari , è opportuno che il suo uso sia attentamente monitorizzato.

Le stesse considerazioni valgono per la beta-alanina, sostanza capace di aumentare le capacità prestazionali in esercizi intermittenti o di alta intensità , della quale non sono disponibili dati su eventuali effetti cardiovascolari ma stati riportati casi di neurotossicità .

Una particolare menzione meritano, infine, le cosiddette bevande energetiche, consumate soprattutto da adolescenti e giovani adulti, i cui principali ingredienti sono caffeina, taurina, guarana, taurina ,ginseng ed altri.

Queste sostanze si potenziano fra loro e possono determinare aumento della pressione arteriosa , coronaropatia, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale, aritmie ventricolari sino alla fibrillazione ventricolare e dissecazione aortica.

Per questi motivi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il consumo di queste bevande un problema di sanità pubblica tenuto anche conto che spesso ad esso si accompagna il consumo di bevande alcoliche.

Riconoscendo che spesso la forte volontà di vincere può spingere un atleta a ricorrere a pratiche inopportune , gli autori concludono affermando l’importanza del coinvolgimento di tutti i soggetti interessati – atleti, società sportive, scienziati, sponsor , media e famiglia – per vincere la battaglia contro il doping e l’uso inappropriato di sostanze ergogeniche.