TARQUINIA - Sono stati accolti dal Consiglio di Stato i ricorsi presentati dalla Regione Lazio contro gli otto Comuni indipendenti che nel 2020 avevano fatto opposizione al Tar del Lazio chiedendo e ottenendo l’annullamento della nomina del commissario il cui compito era sbloccare il loro ingresso in Talete. E ora a tremare sono tutti gli altri trenta Comuni che non hanno ancora aderito alla gestione unica per i quali si stava avvicinando lo stesso destino, ossia l'applicazione dei poteri sostitutivi. Esulta l’ex sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola, che commenta la sentenza definitiva sull’annoso problema dell’entrata in Talete che di fatto certifica come legittimo il commissariamento dei Comuni che ancora non avevano rispettato la legge sul servizio idrico.

“Quando amministri con serietà e lungimiranza e il tempo poi ti ripaga moralmente e politicamente”, dice Mazzola tra i primi, al tempo, a portare Tarquinia in Talete.

”La Regione Lazio ha avuto ragione e i sindaci populisti in cerca di popolarità hanno avuto torto - scandisce Mazzola - Oggi finalmente posso dire che la mia lungimiranza nell’entrare in Talete ha avuto il giusto riconoscimento morale per il sottoscritto ed economico per le casse comunali. In tanti, soprattutto per fare campagna elettorale, mi hanno accusato di voler danneggiare i cittadini di Tarquinia cedendo il servizio idrico a Talete, vedendo aumenti pazzeschi che poi di fatto non ci sono stati. Avevo a quel tempo due possibilità, quella di prendere in giro i cittadini di Tarquinia e rimandare la cessione del servizio a dopo le elezioni comunali, consapevole che ci sarebbero stati altri costi, quali avvocati, sentenze negative, pagamento spese del Commissario. Oppure essere moralmente corretto e non fare politica populista sul servizio primario per la città e per i cittadini gestendo economicamente e tecnicamente l’entrata in Talete  direttamente".

"Oggi per quei comuni che hanno perso il ricorso non rimane che essere rappresentati e lasciare la competenza ad un commissario ad acta nominato dalla Regione Lazio e pagarne tutte le spese - afferma Mazzola -  Vedo con dispiacere che questa notizia si vuole far passare in sottordine o quasi nascondere. Non è giusto, i cittadini devono sapere chi in quel momento raccontava un’altra verità. Anch’io sarei stato d’accordo a criticare la gestione per abbattere i costi , ma non a mettere in dubbio scelte ponderate secondo la legge e risparmi economici per i cittadini senza approfondire l’argomento e non conoscere tutte le dinamiche tecniche ed economiche. Per poter essere più chiari e far capire bene ai cittadini, bisogna sottolineare che questa è la seconda sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce e ripristina le modalità del servizio idrico integrato. La prima sentenza impone ai Comuni di rispettare la legge e li costringe ad entrare nel servizio idrico di Talete. La seconda sentenza riguarda un ricorso presentato da otto comuni che consapevoli che un commissario ad acta è più sbrigativo e meno interessato ai problemi locali, cercavano, con anni di ritardo di gestire direttamente la cessione del servizio a Talete, prendendo ad esempio il Comune di Tarquinia".

"La sentenza di questi giorni del Consiglio di Stato ha ribadito ancora una volta che le normative vanno rispettate - prosegue Mazzola - quindi tutte queste battaglie populiste contro i mulini a vento non sono servite a niente se non a far spendere ancora di più i cittadini, sperperando per pagare gli avvocati e rimborsi e costi del commissariamento. Pagano sempre i cittadini. Sono stato attaccato politicamente e personalmente per essere colui che aveva colpito nelle tasche gli utenti. Oggi moralmente posso dire che sono stato molto  lungimirante, onesto politicamente con i miei concittadini, soprattutto con quelli onesti che hanno il proprio contatore ben funzionante e che tutti i mesi pagano regolarmente le bollette. Non parlo di coloro che hanno difficoltà economica ma dei furbi che sono troppi. Voglio ribadire ancora una volta la mia posizione sul tema del servizio idrico. Il nostro comune, come molti altri, non ha più la possibilità di assunzione e non ha più in pianta organica figure, quali operai e tecnici per gestire il servizio idrico e di depurazione per il pensionamento dei pochi rimasti. Sono anni che di fatto la gestione operativa, soprattutto le riparazioni e le manutenzioni si fa con ditte esterne. Quindi la gestione del servizio il “pubblico” non l’ha mai fatta e nemmeno la può fare con le restrizioni in termini economici e di assunzione che hanno i Comuni. Invece le fonti, pozzi, sorgenti, devono assolutamente rimanere di proprietà pubblica facendole gestire al consorzio tra comuni Medio Tirreno. Questo per me vuol dire acqua pubblica, altrimenti ci prendiamo in giro da soli. I cittadini sono stufi della politica populista e della politica strillata nelle piazze senza programmi e serietà”.