Don Ivan Leto*

Luca narra la trasfigurazione di Gesù, dopo il primo annuncio della sua passione. Trasfigurazione cioè l’”epifania” o rivelazione della sua filiazione divina (Lc 9,28b-36). Essa ha luogo sulla montagna. La trasfigurazione conferma quanto avvenuto al Giordano e cioè la voce del Padre che conferma in Gesù, il figlio suo. La trasfigurazione anticipa anche il messaggio della risurrezione.

La narrazione lucana ha molti elementi in comune con quella di Matteo e Marco, ma, dall’altro lato, ha un elemento caratteristico che orienta la lettura dell’intero episodio. Ci riferiamo alla menzione della preghiera con la quale inizia il racconto (v.28b). Luca suole presentare Gesù mentre prega e in questa occasione la sua preghiera lo trasfigura: “mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto” (v.29).

La seconda caratteristica propria di Luca si trova nella conversazione tra Mosè ed Elia: “parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme” (v.31). Il testo greco utilizza la parola “esodo” per riferirsi al “passo” definitivo, al mistero pasquale nella sua totalità indivisibile di passione-resurrezione-ascensione. Pietro e i suoi compagni vedono la gloria di Gesù (v.32).

Nel linguaggio biblico “gloria” designa lo splendore della trascendenza di Dio. Gesù è la gloria di Dio. La menzione delle tende (v.33) potrebbe alludere alla festa ebraica delle tende o tabernacoli. Pietro si trova così bene lì che desidera rimanere con Mosè ed Elia. Ma le istituzioni che essi rappresentano (la Legge e i profeti) appartengono ormai al passato. Ora resta solo Gesù (v.36).

Appare una nube (tema caratteristico dell’esodo), segno della presenza di Dio, e si ode una voce. È la voce del padre che chiarisce ai discepoli che il Cristo è il suo Figlio eletto ed anche il suo portavoce: “ascoltatelo”! (v.35).

*Don Ivan Leto


parroco di San Gordiano


Diocesi Civitavecchia - Tarquinia