Tiziano, che effetto le fa l’immagine (qui a sinistra, ndr) di lei a terra privo di sensi?
«Mi fa capire bene o male lo stato dei miei compagni e di chi era lì in quel momento. Non lo so, ma vedere il mio compagno di squadra Graziano con le mani sul volto come se si fosse arreso pensando di avermi perso per sempre... Non lo so. È un’immagine forte. Molto forte».
È la risposta di Tiziano Galimberti alla prima domanda posta dal giornalista Matteo Ceccacci ieri mattina durante il focus sportivo andato in onda su Civonline Tv (disponibile sul canale YouTube Civonline), per raccontare gli avvenimenti avvenuti domenica scorsa sul campo “Luigi Nagni” di Vetralla, dove si è sfiorata la tragedia dopo che il portiere civitavecchiese in forza all’Allumiere è caduto a terra privo di sensi in virtù di uno scontro di gioco. Insieme a lui gli altri due ospiti, il compagno di squadra Marco Zimmaro e l’allenatore del Cura Calcio David De Paolis, denominati “eroi” dalla stampa locale e nazionale dopo aver salvato Tiziano grazie alle manovre di primo soccorso.
«Non ci sentiamo degli eroi - affermano in coro Zimmaro e De Paolis - abbiamo fatto quello che chiunque in quel momento avrebbe fatto. Ogni secondo che passava era di vitale importanza».
«Ero seduto in tribuna perché espulso poco prima - continua mister De Paolis - e quando ho visto lo scontro, inizialmente me la stavo prendendo con l’arbitro perché mi sembrava rigore, poi quando ho sentito l’esclamazione di un giocatore “rompetegli i denti perché non apre la bocca” mi sono preoccupato e insieme a mio papà che era seduto accanto a me siamo prontamente intervenuti».
«Stavo vicino a Tiziano - spiega Zimmaro - e quando sono venuti mister De Paolis con suo padre Giuseppe De Paolis inizialmente quest’ultimo è riuscito ad allentare la morsa di Tiziano, poi il mister ha aperto la bocca ed io ho tirato fuori la lingua liberando le vie aeree. Immediatamente Tiziano ha ripreso a respirare e la paura è passata, ma lo spavento è stato grande».
Una tragedia sfiorata, ma che stava per costare cara al portiere 21enne, che insieme ai due suoi salvatori ci tiene a chiarire la fondamentale e importante questione sull’intervento di primo soccorso.
«Saremo stati bravi, efficaci, non tecnicamente pratici e perfetti nelle manovre essendo la prima volta che l’abbiamo fatta - spiegano Zimmaro e De Paolis - ma la sicurezza di noi dilettanti dove sta? C’è assoluto bisogno di un medico in panchina e di un’ambulanza in campo. E cosa ancor più importante l’obbligatorietà dei corsi di primo soccorso ad arbitri, allenatori e ai capitani delle squadre, che hanno la certezza di scendere sempre in campo. La Federazione si deve muovere subito in questo senso, deve fare i corsi e gli aggiornamenti ogni anno. Perché questa volta è andato tutto bene, siamo stati fortunati, ma non sempre finisce in questo modo».
«Lo auspico anche io che la Federazione faccia qualcosa di vitale importanza - conclude Galimberti - potevo morire e sono vivo grazie a delle persone che erano capaci a fare delle manovre. Domenica è capitato a me, ma dal prossimo weekend può capitare ad un altro e non si può rischiare di morire su un campo da calcio».
Tiziano, quanto deve a queste persone?
«La parola grazie non basta, lo so. Sono consapevole di questo. Sono vivo grazie a loro e con loro sarò sempre debitore».
De Paolis, Zimmaro. L’avete detto, non vi sentite degli eroi, ma avete salvato una vita umana. Entrambe avete una figlia piccola. Quando crescerà le racconterete questo fatto?
«Intanto facciamola crescere. Noi andiamo avanti, anche se ancora bisogna realizzare del tutto quanto accaduto quella domenica. Però un giorno potremo dirle del nostro gesto, ma bisognerà sentirselo dentro, nel cuore e ripercorrere nella testa quegli attimi di paura».
Tiziano, abbiamo aperto l’intervista facendoti vedere l’immagine (sopra a sinistra, ndr) di quella domenica e la chiudiamo allo stesso modo. Guardandola nuovamente, stai cercando di dimenticarla?
«Eh! Questa è una bella domanda. Devo tornare in campo per risponderti. Devo tornare in porta, provare a sentire le sensazioni e poi… ti dirò».
Quindi tornerai a giocare? «Certo, terminato il periodo di riposo tornerò in campo. Sono un portiere, se avessi paura avrei già smesso da tempo».
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