CIVITAVECCHIA - Da Civitavecchia salpò la CP305, unità Sar per soccorso e ricerca di persone, la stessa impegnata più volte a Lampedusa, con l’equipaggio composto da Francesco Pappacena, Antonino Tosi, Andrea Giattini e Mario Giorgioni, al comando di Daniel Perilli. «Quando siamo stati allertati non sapevamo cosa ci saremmo trovati di fronte - ha spiegato il primo luogotenente Perilli - in poco meno di due ore raggiungemmo il Giglio, arrivando attorno all’1,40. Non era come a Lampedusa, dove avevamo a che fare con piccole imbarcazioni: davanti a noi c’era un gigante e le dinamiche, anche quelle di salvataggio, era completamente diverse».

Dopo dieci anni, chiudendo gli occhi, l’impressione resta la stessa. «Mi ricordo il frastuono degli elicotteri, le lucette in mezzo al buio, il via via dei soccorritori - ha aggiunto - gli occhi tristi delle persone che siamo riusciti a portare a terra, le pacche sulle spalle, un sorriso di ringraziamento: questo mi ricordo. Ricordo che, in quel momento, rappresentavamo per questi passeggeri impauriti ed infreddoliti, l’idea di sicurezza. Soltanto all’alba mi sono reso davvero conto di come stessero le cose, di come fosse adagiata la nave. Il lavoro di squadra, tra noi dell’equipaggio con i ragazzi che non si sono risparmiati un secondo, e con il resto dei soccorritori è stato fondamentale Come si può dimenticare un intervento del genere, anche dopo tutti questi anni?».