CIVITAVECCHIA - "Questo fine settimana in tutti i teatri che dirigo (Teatro Nuovo Sala Gassman e Teatro Taj Lucia per Civitavecchia, ndr), visti gli esiti nazionali di diffusione del virus, resteremo chiusi e abbiamo spostato gli spettacoli in programmazione più in là".

A prendere la decisione è stato il direttore artistico Enrico Maria Falconi, un atto di responsabilità da parte dell’artista che aveva già ridotto le sedute disponibili del 50% alla luce dell’impennata dei contagi.

"Cerchiamo - conclude nel post - di fare il meglio per il nostro pubblico e, seppur ci spiace, crediamo di rispettare artisti e pubblico sempre. Grazie per la comprensione".

Sicuramente un momento difficile che spinge ad atti di responsabilità, visto il contagio che si sta diffondendo a macchia d’olio. Ieri Civitavecchia è arrivata a 739 positivi e c’è preoccupazione. "Abbiamo - ha detto Falconi - quasi mille casi e tremila persone in isolamento, sono numeri che fanno paura. Il pubblico è spaventato e gli artisti vivono questo momento tra mille dubbi con il rischio di perdere soldi dovuti agli spostamenti, penso magari alla notte in albergo o quant’altro. Insomma, il momento non è dei migliori e abbiamo preso questa decisione per tutelare il pubblico, la situazione è sotto gli occhi di tutti, ci è sembrato quasi un atto dovuto".

I teatri, e il mondo dell’arte più in generale, continuano a pagare duramente la pandemia con una riapertura durata pochi mesi perché, sì, ufficialmente non è arrivato nessuno stop agli spettacoli ma il clima di forte incertezza e la paura dei contagi che lievitano crescendo a vista d’occhio spingono molti a chiudersi in casa o, quantomeno, a non frequentare i teatri. "Le persone - conclude Falconi - devono venire in teatro per passare qualche ora in serenità, senza avere paura, a questo devo pensare".

Magari, quando i tempi saranno migliori e il livello di allerta si sarà abbassato, sarà utile riprendere i discorsi fatti ad inizio mandato dall'amministrazione comunale su un teatro per la città e a prova della città, lontano dai ragionieri dello spettacolo e aperto a chi di spettacolo ci vive e di quel palco ha fatto la sua casa.

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