MONTALTO – Proseguono serrate le indagini sui terreni di Montalto di Castro sottoposti a sequestro preventivo da parte della Guardia di Finanza di Tarquinia diretta dal capitano Antonio Petti. 

Nei giorni scorsi, alla presenza degli uomini delle fiamme gialle, sono stati infatti effettuati dei carotaggi con i tecnici Arpa e Asl giunti sull’area per verificare il potenziale inquinamento dei terreni e capire eventuali presenze di rifiuti pericolosi nel sottosuolo. 

Come si ricorderà, lo scorso 14 giugno i finanzieri, in collaborazione con la Sezione aerea di Pratica di Mare e su mandato della Procura della Repubblica di Civitavecchia, hanno messo i sigilli su una vasta area di oltre 65 ettari e su fabbricati, per un valore complessivo di 10.000.000,00 di euro.  Alla base del provvedimento sussisterebbero  gravi elementi inerenti “un’attività di sversamento di rifiuti solidi, pericolosi e non’’. Nell’area,  secondo l’ipotesi accusatoria, era stata infatti realizzata “una discarica abusiva di rifiuti, quasi tutti di natura speciale, pericolosi, costituiti da carcasse di autovetture e barche, pneumatici, pezzi di lastre presumibilmente in cemento-amianto, mattoni, guaine, ferro, imballaggi in genere, contenitori in metallo e plastica, sfalci di potatura ed altri rifiuti eterogenei”. Ma non solo. Grazie all’ausilio dell’elicottero e del personale tecnico specializzato del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia - Sezione Aerea di Pratica di Mare della Guardia di Finanza -  i finanzieri del comandante Petti avrebbero potuto rilevare anche la presenza di una vasca scavata all’interno del sito con fondo ricoperto da vegetazione e con una colorazione tendente al giallo, “facendo ritenere che il terreno recasse sostanze diverse da quelle presenti nella zona circostante”. “All’interno della stessa vasca – hanno spiegato i finanzieri - sono stati notati fusti di colore celeste astrattamente riconducibili ai barili utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi; oltre che la presenza di notevoli accumuli di rifiuti racchiusi all’interno di bustoni e coperti da teli”. Sulla base delle indagini sarebbero state individuate anche tracce di una “possibile attività di interramento di altri rifiuti, non individuati, oggetto di ulteriori indagini, anche alla luce del fatto che in superficie continuava  la normale coltivazione di ortaggi con conseguente potenziale minaccia alla salute delle persone”. L’area, situata a ridosso del mare e adibita a coltivazioni di ortaggi e colture varie, era  interamente recintata e dotata di cancello chiuso con lucchetto. I terreni, di proprietà di noti imprenditori dell’area Vesuviana del napoletano, tutti e tre denunciati per il reato di attività di raccolta illecita di rifiuti speciali ai sensi dell’art. 256 D.Lvo 152/2006,  secondo quanto accertato dai finanzieri, erano confluiti nel catasto edilizio urbano di Montalto in virtù del piano regolatore vigente, che li aveva inseriti in zona adibita alla realizzazione di strutture turistico-ricettive alberghiere. Saranno ora  le risultanze dei carotaggi a fare ulteriore luce sull’eventuale materiale inquinante presente nel sottosuolo.