di GIULIANA OLZAI



CERVETERI - Il ‘’Centro Marco Vannini’’   finalizzato al contrasto degli abusi e maltrattamenti della popolazione minorile diventa una realtà. Il Centro è dedicato al giovane ventenne di Cerveteri, colpito mortalmente a Ladispoli in casa della famiglia della sua fidanzata e deceduto al PIT di via Aurelia, ed è proprio in una di queste stanze dove si svolgeranno le attività.  

Dopo che la Regione ha approvato la graduatoria definitiva dei progetti ammessi al co-finanziamento per la realizzazione del Programma “Rete di centri regionali di eccellenza per il contrasto degli abusi e maltrattamenti”, ed altresì assegnato al Comune di Cerveteri, quale Ente capofila e promotore del progetto la somma di 35mila euro per la realizzazione del “Centro Marco Vannini” arriva la determina dirigenziale del responsabile del servizio per l’accertamento e l’impegno di spesa. Il progetto prevede un partenariato pubblico/privato composto dai comuni capofila dei distretti 4.1 e 4.2, Cerveteri e Civitavecchia; dalla Asl Roma 4 e da tre cooperative sociali specializzate nell’area minori e famiglia. Il Centro, che ha una configurazione multidisciplinare e multiprofessionale implementerà una rete interistituzionale, che intreccia aspetti medici, psicologici, sociali e giuridici, specificamente per la prevenzione ed il contrasto al maltrattamento e all’abuso all’infanzia, al sostegno e al trattamento dei minori vittime di violenza e delle relative famiglie. L’equipe del Centro, composta da personale specialistico con la funzione di accoglienza, diagnosi/valutazione e trattamento, si avvarrà della supervisione del professor Carmine Saccu, neuropsichiatra infantile e direttore della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, la quale terrà un percorso formativo rivolto agli operatori delle strutture afferenti alla rete. 

Sarà compito della Unità valutativa sovradistrettuale  composta dalle assistenti sociali degli Enti pubblici: Comuni ed Asl, ad avere il ruolo istituzionale di ricevere/avviare l’indagine/tutela/messa in sicurezza del minore segnalato, effettuando l’invio per la presa in carico al personale specialistico del “Centro Marco Vannini”. A sua volta, il Comitato tecnico scientifico ha il compito di monitorare l’andamento progettuale ed elaborare i punti di forza e le criticità incontrate, al fine di una co-progettazione continua nel corso dell’attività. Già a suo tempo i genitori di Marco, mamma Marina e papà Valerio hanno manifestato la loro commozione dopo che gli era arrivata una lettera con l’intenzione del sindaco di dedicare a quell’unico figlio questo progetto. Mamma Marina aveva espresso però un desiderio: fare la volontaria nel Centro. «Stare vicino a ragazzi maltrattati sarà per me come stare vicino a Marco. È un segno il fatto che le attività del Centro si svolgano vicino a dove è morto mio figlio ed è un modo per rivivere tutto. È un modo per mantenere vivo Marco», aveva detto mamma Marina. Così la tragica fine di Marco, che ha colpito emotivamente non solo tutta la cittadinanza locale, rappresenterà l’emblema di quelle violenze consumate in ambito intrafamiliare.