Il futuro della radiomica «parte dallo sforzo congiunto fra la scienza, l’accademia e l’impresa, perché l’impresa si rende conto che deve essere vicina all’accademia nel supportarla per i nuovi sviluppi e questa è una rivoluzione». A dirlo è la presidente della Fondazione Bracco, Diana Bracco, a margine del Forum ‘Radiomica: il futuro è qui. Dialoghi con Ingegneri, Clinici e Fisici’, che si è tenuto nell’aula magna del Dipartimento di radiologia del Policlinico universitario di Palermo. Il convegno, organizzato dal Dipartimento di biomedicina, neuroscienze e diagnostica avanzata dell’Università di Palermo, dal Cnr, dal Centro diagnostico italiano di Milano, dall’Università Campus Biomedico di Roma, ha visto il contributo di Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco, alla quale è stato conferito il diploma di «socio onorario» della Società italiana di storia della medicina per aver promosso e sostenuto la storia della radiologia e della medicina. La radiomica unisce il potere di big data e intelligenza artificiale allo studio delle caratteristiche genetiche di ogni persona. Promette di migliorare le diagnosi e la capacità di predire lo sviluppo delle malattie, con l’obiettivo di arrivare a definire cure su misura. La nuova frontiera della radiologia è stata al centro dell’incontro palermitano. 

Ad aprire i lavori sono stati l’assessore regionale siciliano alla Formazione, Roberto Lagalla, e Aldelfio Elio Cardinale, presidente della Società italiana di storia della medicina. «L’approccio alla radiomica è più culturale che tecnologico - come osserva Diana Bracco -. Bisogna prima riflettere, pensare a ciò che si vuole trovare, fare l’ipotesi dell’algoritmo». L’incontro si è tenuto nel plesso del Museo della radiologia, l’unico in Italia, al Policlinico di Palermo e che contiene una collezione scientifica composta da oltre 300 tra strumenti e apparecchi. Un vero e proprio viaggio nella storia con pezzi unici esposti. Un gioiello, insomma, non solo per studenti e studiosi. Nel Museo della radiologia c’è spazio anche per il progetto «Art from inside», ovvero l’utilizzo della diagnostica nel restauro beni culturali. Un progetto realizzato dalla Fondazione Bracco in partnership con importanti Istituzioni artistiche internazionali. 

«E’ meraviglioso, ricchissimo, fatto proprio con amore - ha detto Diana Bracco, dopo avere visitato il museo - Queste macchine sono l’espressione del genio umano».