CIVITAVECCHIA - Si apre una nuova vertenza al porto. Stavolta sono i lavoratori della Gtc, società che si occupa della movimentazione delle gru portuali, a dirsi preoccupati per il futuro. Tanto che Filt Cgil, Uiltrasporti e Cisl hanno dichiarato lo stato di agitazioe chiedendo contestualmente all’Adsp "di convocare urgentemente una riunione sindacale con la partecipazione di tutti i soci della Gtc per evitare azioni più forti di protesta".



Già a pesare molto, come hanno spiegato i lavoratori, "è la crisi del settore delle merci movimentate con le gru, crisi che in porto - hanno sottolineato - sembra non finire mai. Ma a far presagire scenari cupi è innanzitutto il comportamento di alcuni soci della società stessa, che hanno detto a chiare note di non voler ricapitalizzare il capitale sociale, così da ripianare parzialmente le perdite e dare un po’ di ossigeno all’azienda, che tra l’altro - hanno concluso - ha bisogno di investire per garantire l’efficienza dei mezzi meccanici". 



I gruisti hanno quindi ricordato come si tratti di una società "che fu pensata in un certo modo dalla Autorità Portuale, guidata allora presidente Pasqualino Monti: la società sarebbe stata composta dalle imprese portuali - hanno spiegato - con il primo ed importante compito di salvaguardare i livelli occupazionali dei lavoratori addetti, una sorta di “società di servizi” che avrebbe così garantito i lavoratori e quella pace sociale e quegli equilibri così utili al porto. A qualcuno evidentemente questi due aspetti poco hanno interessato ed hanno prevalso il profitto e i giochi di potere. I lavoratori hanno accettato un travagliato passaggio proprio in virtù di questi presupposti, considerando anche che dal punto vista economico la società è stata notevolmente agevolata nell’acquisto dei mezzi meccanici dalla Autorità portuale. Noi lavoratori sappiamo di aver rispettato la nostra parte di accordo, lo stesso non possiamo dire di alcuni soci della Gtc che pur sapendo bene lo spirito della creazione di quella azienda, hanno poi pensato bene di perseguire altri fini".



Arriva poi la sonora bocciatura dell'operato dell'attuale Autorità di Sistema Portuale da parte degli stessi lavoratori, "assente, fosca e lontanissima dai lavoratori. Per l’ennesima volta - hanno agigunto - si vedono nuvole all’orizzonte con concrete possibilità di chiusura dell’azienda o di altre “fantasiose” soluzioni alla si salvi chi può. Finora non abbiamo potuto contare sull’aiuto della Autorità Portuale, anzi. Adesso pretendiamo che l’Ente si faccia garante della salvaguardia dei lavoratori e garante di quel vecchio accordo partorito con l’intesa delle parti coinvolte. Tra mille difficoltà abbiamo operato finora al meglio delle nostre possibilità, e non ci faremo schiacciare  la testa da giochetti di chi vuole fare il furbo, chiunque esso sia, in virtù del Dio profitto, fregandosene altamente del destino di sedici lavoratori. Noi non siamo merce che può essere sballottata qui e là, e non accetteremo la disgregazione della azienda e della compagine lavorativa. Metteremo in campo ogni azione che possa darci visibilità, a dispetto di chi ci vorrebbe morti in silenzio - hanno concluso - e attueremo ogni forma di lotta a nostra disposizione, fino a bloccare il porto se necessario. Non si gioca più, e come si dice dalla parti nostre, chi ha voluto rompere il giocarello, si prepari a pagarne le conseguenze".