di TONI MORETTI



CERVETERI - Si chiamava Gabriel Ilie il giovane romeno di 24 anni che nella notte di sabato scorso ha perso la vita uscendo di strada con la sua moto percorrendo la via Settevene Palo nei pressi dello svincolo autostradale A 12 di Cerveteri. L’ultimo contatto avuto con il giovane è stato telefonico con la zia alla quale egli stesso annunciava l’imminente rientro a casa. Poi più nulla per tutta la notte fino a quando nella mattinata di domenica, i proprietari del chiosco di frutta che si trova a poche centinaia di metri dallo svincolo autostradale sulla destra in direzione Cerveteri lo scorgono esamine in fondo ad una piccola scarpata ancora accovacciato in sella alla sua moto. Immediato l’intervento dei carabinieri di Cerveteri e dei sanitari del 118. Questi ultimi non hanno potuto che costatarne il decesso e i primi sulla base dei primi rilievi, anche dal fatto di aver rinvenuto il giovane ancora in sella alla sua moto e non sbalzato da essa e non trovate tracce che potessero far pensare al coinvolgimento di altri mezzi, tracce di impatto o che potessero far pensare ad uno speronamento, hanno stabilito che la dinamica possa essere stata quella di una uscita di strada dovuta ad una distrazione o ad un improvviso malore del giovane sfortunato. Si dispone per tanto la restituzione della salma ai familiari non disponendo l’autopsia sul corpo e non disponendo il sequestro del mezzo che viene spostato per essere custodito in un posto più protetto sempre nelle adiacenze.



Nella mattinata di lunedì, nel luogo del ritrovamento del giovane Gabriel, per tutta la mattinata c’è stato una sorte di pellegrinaggio mesto e silenzioso che grondava dolore, dei familiari e degli amici che dalle espressioni dei loro volti si capiva che non riuscivano a rendersi capaci di quanto era successo. La mamma, col volto gonfio di lacrime, ha sistemato un mazzo di fiori lì nel luogo del ritrovamento e diceva disperata che non sapeva se questa volta riusciva a superarla.



Già provata dalla perdita del marito e di un fratello, chiedeva disperatamente a Dio: «Perché a lui. Perché a Lui che era felice per la bambina che gli stava arrivando e mi diceva con tanta soddisfazione che dopo tanti maschi era lui che mi avrebbe regalato la nipotina femmina che tanto desideravo?» In quei momenti, sembravano inutili ed inopportune le incitazioni che venivano da chi le stava intorno di farsi coraggio. La giovanissima moglie nella quale era evidente il suo stato di attesa, dovrebbe partorire infatti fra pochissimo, si spostava come un automa da un luogo all’altro. Dal punto del ritrovamento al luogo dove era la moto, quasi a voler vedere una verità che non riusciva a trovare, un perché che non gli appariva noto e probabilmente l’ansia che le ha provocato, l’ha costretta a riparare in un’auto per contenere un lieve malore. Gli uomini presenti, parenti ed amici, non nascondevano la loro contrarietà ad accertamenti, secondo loro, avvenuti troppo rapidamente che hanno portato a delle conclusioni, sempre secondo loro, non condivisibili. Ma è chiaro e deve essere comprensibile che sono atteggiamenti frutto dello sgomento e governati da un profondo dolore.