Nuove ‘armi’ in arrivo capaci di dimezzare gli attacchi di emicrania. In Europa sono oltre 136 milioni i cittadini costretti a fare i conti con questa patologia, che colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo. Le donne ne sono vittima da 2 a tre volte di più, e soffrono di attacchi ripetuti, più lunghi e pesanti. Con costi diretti e indiretti che, secondo recenti studi, si aggirano intorno a 27 mld di euro. Da Atene, in occasione del 13.mo European Headache Federation Congress, arrivano i risultati dello studio ‘Focus’, in via di pubblicazione, su fremanezumab, anticorpo monoclonale Teva che si lega al peptide correlato al gene della calcitonina, legato alla patogenesi dell’emicrania. Il trial di fase III è stato realizzato su circa 840 pazienti, suddivisi tra soggetti con emicrania cronica (più di 15 episodi mensili) ed episodica (meno di 15). Tutti erano risultati refrattari ad almeno 2 classi terapeutiche di farmaci preventivi (betabloccanti, anticonvulsivanti, antiepilettici, calcioantagonisti, antidepressivi). Lo studio è proseguito per 12 settimane ed è emersa «una riduzione significativa dei giorni di emicrania mensili, con una sovrapponibilità delle due modalità di somministrazione, mensile e trimestrale”, hanno detto gli esperti. Da un ulteriore studio a lungo termine, presentato oggi, è emersa una riduzione di oltre 6 giorni di emicrania al mese per i pazienti cronici ed episodici. In particolare c’è stato un abbattimento maggiore del 50% dei giorni di emicrania mensili in oltre il 60% dei pazienti, all’ultimo mese dello studio. In entrambi i lavori gli eventi avversi non sono risultati di rilievo clinico, e hanno riguardato principalmente reazioni al sito di iniezione. «Fremanezumab è stato approvato dall’Ema (Agenzia europea del farmaco), e per l’Italia è stato avviato l’iter registrativo», ha riferito Roberta Bonardi, direttore Business Unit Innovative & GM Greece Teva.