di TONI MORETTI



CERVETERI - Quella del primo maggio, si sa, è una festa internazionale dedicata ai lavoratori. In molte parti del mondo, infatti, questa giornata è dedicata a chi lavora e ai suoi diritti. Nata dalle lotte per l’affermazione del principio che chi lavora deve avere un orario giornaliero durante il quale deve prestare la sua opera, definito, uguale per tutti ed inviolabile, cosa ritenuta a quell’epoca, rivoluzionaria, e per tanto osteggiata, repressa e foriera di scontri tra datori di lavoro e maestranze, radicalizzatasi poi in lotta di classe inglobata dall’ideologia socialista e di sinistra che si opponeva al capitalismo fosse esso autoritario o liberale. In Europa, la festa fu ufficializzata dai delegati socialisti della seconda internazionale di Parigi nel 1889 e in Italia ratificata qualche anno dopo. La rivista ‘‘La Rivendicazione’’, pubblicata a Forlì, cominciava così l’articolo, uscito il 26 aprile 1890: «Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento». E’ ancora così? La crisi profonda avvenuta a livello ideologico allo scadere dell’ultimo secolo, alimentata da una errata gestione del fenomeno della globalizzazione sviluppatosi a tutto vantaggio del globalismo liberale che ha alterato, attraverso una miscelanza di culture provenienti da paesi in netto ritardo sulle politiche del lavoro, ha rimesso in discussione certi parametri ormai consolidati dalla civiltà raggiunti da alcuni stati, tra i quali l’Italia, sui diritti del lavoro. 

A Cerveteri, paese antifascista e cultore della costituzione, dove il lavoro viene indicato come fondamento della Repubblica e complemento della democrazia, il primo maggio si festeggia a trecentosessanta gradi. Si festeggia il lavoratore e tutto ciò che rappresenta in termini di dignità e si pongono dei momenti di riflessione su tutto ciò che la offendono e procurano disagi e morte. Si riafferma il principio che il lavoro non è un atto di generosità da parte dell’imprenditore ma un diritto garantito dallo stato e da tutti gli enti che lo rappresentano e quindi anche i comuni, che devono creare le condizioni per favorirlo. Questo anno poi, per la seconda volta nella storia di Cerveteri, il primo maggio ricorda anche i morti sul lavoro, molti vittima di una sicurezza non garantita, colpevolmente trascurata ed omessa in nome del profitto.  

Il sindaco Pascucci, riassume così: «In Italia ancora oggi da troppi casi di cronaca apprendiamo che la sicurezza sui posti di lavoro sembra essere un optional. Oggi sul lavoro c’è bisogno di diritti, di garanzie, di tutela, di speranza per il futuro, di stabilità. Come cittadini e come rappresentanti di un’Amministrazione locale è questo che chiediamo in questa Festa del Lavoro. Auspici che vogliamo diventino punti fermi, pilastri imprescindibili della nostra società». L’appuntamento è alle ore 10.30 al Monumento ai Caduti di Piazza Aldo Moro dove verranno deposti dei fiori.