di TONI MORETTI



CERVETERI - La festa della liberazione è ormai alle spalle. E’ andata liscia nonostante le apprensioni e l’attesa per le verifiche che lo svolgimento della manifestazione avrebbe dato circa la buona o la cattiva fede dei protagonisti in una città che per alcuni aspetti della storia recente, poteva dare adito a delle perplessità. Soprattutto si voleva verificare coi fatti, quanto il sindaco, Alessio Pascucci, che vive attraverso tutto ciò che proclama, col culto della Costituzione, che non perde una occasione per citare Calamandrei, che ha affrontato a muso duro faccia a faccia nella pubblica piazza tanto da rischiare uno scontro fisico, i dirigenti fascisti del terzo millennio di Casapound, che secondo loro, erano venuti per ammainare e rimuovere la bandiera della pace che sventola sulla facciata del palazzo comunale, dimostrasse coi fatti, nel giorno più adatto, il 25 aprile, il suo essere antifascista, e mettesse a tacere una volta per tutte, i dubbi provocati da certi suoi atteggiamenti amministrativi ritenuti decisionisti e troppo autoritari, che certe volte rasentano il confine con la fattibilità legale e della costituzionalità a dire dei suoi oppositori, alcuni molto accaniti, in consiglio comunale, perché è risaputo, fascista è un modo di essere al di là di una scelta ideologica che purtroppo rigurgita nel “medio evo” che l’umanità intera affronta in questi anni. La risposta ci è stata decisa. Il cerimoniale non è stato viziato da concessioni imbarazzanti. 

La partecipazione alla festa dell’associazione dei partigiani italiani è stata fondamentale e trainante come quella delle associazioni d’arma, in quanto anche loro hanno dato contributi eroici alla resistenza al nazi fascismo, un esempio per tutti il carabiniere Salvo D’Acquisto, ricordato nell’intervento del sindaco, al quale tra l’altro, la città ha dedicato una scuola. Sporadiche e defilate le personalità politiche locali che si sono, come dire affacciate alla manifestazione. Assente il consigliere comunale pentastellato, non c’era il consigliere titolare del Partito Democratico, ma soltanto i facenti parte della componente vincente a livello regionale, Ferri, ormai ombra maschile di Pascucci, la parte femminile è esclusiva della assessora Battafarano, Umberto Badini e Bruno Rinaldi con un piumato copricapo da Bersagliere. Al di là dei guai interni che possano avere, questa cosa è stata terrificante. Non c’era Juri Marini, che avrebbe perlomeno potuto testimoniare l’antifascismo di +Europa dove esprime con entusiasmo il suo sogno liberale che lo vede insieme ad Italia in Comune di chi fino all’altro giorno era suo acerrimo rivale, Alessio Pascucci a raccogliere voti per le europee. Ciò che non si è capito ancora è come la metterà Pascucci con Zingaretti.