TARQUINIA - Solo una guerra tra poveri che non porterà alcun beneficio. Richiama le parole di Bertold Brecht, Arduino Travaglini, uno dei lottisti di San Giorgio per descrivere la situazione che affligge la località di Tarquinia, da 60 anni sprovvista di un piano per lo sviluppo urbanistico.
Il caso sta infatti generando divisioni e attacchi tra consorzi, in lite sulle possibili soluzioni ad una vicenda che sta culminando con diversi ordini di demolizioni.
Travaglini difende la legge regionale 28/’80 e l’operato del commissario prefettizio Ranieri che ha attivato una cabina di regia sulla vicenda. Il consorziato esorta anche tecnici ed esperti a spiegare che «la 28/’80 non nuoce».
«La guerra che verrà, recitava Bertold Brecht: - dice Travaglini - alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente. Qui sta la beffa, qualcuno si trova sul fronte sbagliato. Qualcuno non si è accorto che ad armare la mano di chi vuole la 28 /’80 è la buona fede e sta combattendo anche per il nemico povero. Tra gli illegali, così definiti dai grandi generali del commando, c’è gente che, perseguendo lo stesso fine, cioè quello di vedere finalmente esaudito il sogno sessantennale, che si sblocchi la situazione stagnante di San Giorgio, chiede che ciò avvenga nella tutela dei diritti di tutti”.
“Il diritto all’abitazione – prosegue Travaglini - è sancito dalla nostra amata costituzione. Se esiste una legge che consente di dare a tutti l’opportunità di sanare le molteplici situazioni su di un territorio meraviglioso, compromesso a forza da decenni di menefreghismo da parte delle amministrazioni, perché non utilizzarla? Qualcuno spieghi per favore che la 28/80 non nuoce a chi ha l’ambizione legittima di costruirsi una casetta per le vacanze, sul proprio terreno edificabile, può semmai ledere la volontà di speculazione, perché è ovvio, che con un piano pubblico, costruire secondo dei parametri non può rientrare nell’ottica di chi mira ad alti vantaggi. Può invece consentire a chi non ha altro su questa terra, di sanare la propria posizione e divenire legale, dando un senso a tanti anni di privazioni e sacrifici fatti per necessità».
«Così, non essendoci più terre da conquistare - conclude - i grandi strateghi, se ne tornerebbero nelle loro calde e comode case e sul campo non ci sarebbero più guerre, né vincitori né vinti. Soprattutto la povera gente non farebbe la fame e non farebbe la fame la povera gente egualmente”.