di DON IVAN LETO



La trasfigurazione è contemplazione. Ci dice la possibilità di «vedere» persone e cose così come sono, liberate dalle opacità e dalle alienazioni che impediscono di cogliere la realtà come Dio stesso la vede. La prima cosa per raggiungere il Tabor è non opporre resistenza al Signore che chiama. Con loro «salì» (Lc 9, 28). Qui comincia la fatica dell’uomo, la risposta all’abbandono. Salire la montagna, lasciando piano piano la vita di sempre e scoprire che più si sale e più l’orizzonte si allarga. La salita verso la vita piena non la si fa da soli… salì con loro! «E mentre pregava» (v. 29) si trasfigura. Non è mentre parlano, mentre pensano… no, è mentre pregano, mentre non c’è altro nel cuore e nella mente che la relazione con un Dio sempre presente e amante, che il volto si trasfigura e le vesti diventano candide. Gesù si trasfigura davanti agli amici, come si manifesterà dopo la risurrezione alle persone che lo amano e non ai suoi avversari. L’incontro con Dio non viene gridato sulle piazze, ma trasmesso nell’intimità di un contatto personale, discreto e tranquillo. Per vivere la trasfigurazione tutto dev’essere trasformato, perché significa vedere Dio con gli occhi del cuore, non con gli occhi dell’intelligenza. Il fondamento della conversione è vedere Dio, accettando di incontrarlo e di ammirarlo, meglio ancora è lasciarsi cercare da Dio. Accettare che Dio agisca per primo è il passo verso la conversione, scoprendo che «la nostra patria è nei cieli» (Fil 3,20).



Don Ivan Leto

 

* Parroco di San Gordiano Martire in Civitavecchia 

Diocesi Civitavecchia-Tarquinia