CIVITAVECCHIA - L’eco del caso Livorno è arrivata anche tra le banchine del porto di Civitavecchia, dove da giorni si discute di quanto accaduto all’Authority labronica, con il presidente Stefano Corsini ed il segretario generale Massimo Provinciali interdetti per un anno dai pubblici uffici. I due manager sono indagati dai pm per abuso d’ufficio per la concessione temporanea di alcuni accosti nel porto. L’indagine, partita nel 2016 dopo un esposto di un terminalista, riguarda contestazioni a partire dal 2012, con atti commessi dagli indagati per abuso d’ufficio creando di fatto una concorrenza illecita; risulterebbero coinvolte in tutto una decina di persone. “Il caso Livorno – ha spiegato il presidente della Compagnia portuale Enrico Luciani – dovrebbe servire da monito, non solo a noi, ma anche a tutta la gestione politica della portualità nazionale”. Civitavecchia, dove in estate è esplosa la guerra dei contenitori non ancora chiusa, considerato che a giugno è prevista tra l’altro la sentenza del Tar del Lazio, guarda con particolare attenzione quanto sta avvenendo nello scalo toscano. Ed il settore container, appunto, è quello più interessato; nei giorni scorsi è arrivata la richiesta della Filt Cgil di aprire proprio una profonda discussione sul tema e, in particolare, sull’efficienza del terminal. Una richiesta a cui si unisce anche il presidente della Cpc, convinto già da tempo di come sia necessario fare luce sull’operatività del terminal, mai sviluppato secondo le sue potenzialità. “I porti non possono essere dati nelle mani degli armatori – ha aggiunto – che non controllano più soltanto la parte della logistica, ma decidono come fare business, rischiando di tenere fermo uno scalo piuttosto che un altro”. A questo si lega la necessità di una neutralità dei terminal, più volte dichiarata da Cfft che si è fatta portavoce delle esigenze dei propri clienti. Una neutralità che, secondo la società, significa concorrenza e quindi sviluppo per gli scali.