di FEDERICA CONGIU



CIVITAVECCHIA - «Ho iniziato a fare teatro all’età di 5 anni, per gioco, con un po’ di timidezza e  paura per quel posto gigantesco in cui mi perdevo ma che allo stesso tempo mi attirava e mi faceva divertire un sacco». Lo ha dichiarato Chiara Tranquilli, la giovane regista di ‘‘Luna’’, ricordando i suoi inizi. «Con il tempo – ha continuato - crescendo, ho cominciato ad amare quell’enorme scatola nera che mi dava sensazioni diverse e mi faceva provare emozioni che avevo lasciato da qualche parte dentro di me, finché un giorno ho capito che quella era diventata casa mia, non ho deciso, è successo e basta, mi sono innamorata e da quel momento non ho più voluto lasciare il teatro».



Moltissime persone sono rimaste colpite dal talento di questa giovane civitavecchiese, che ha scritto diretto e portato in scena uno spettacolo che ha riscosso grandissimo successo. L’opera vede la protagonista Luna affrontare i suoi complessi, le sue paure e il rapporto con il padre. Viene rappresentato sul palco tutto ciò che accade ad una ragazza di 15 anni, nel momento in cui si trova a dover far fronte al proprio mondo. «Avevo la necessità di raccontare una storia che accomunasse me e tante altre persone, per far capire che bisogna lottare, lottare sempre, anche quando si riesce a sentire solamente il vuoto in cui ci siamo rinchiusi, un po’ per colpa nostra, un po’ per colpa delle persone sbagliate - ha commentato la Tranquilli - volevo trasmettere la confusione che può provare un adolescente, le fragilità, le paure, le insicurezze e i segreti».



Il primo amore, il bullismo, le prime delusioni, sono solo alcune delle tematiche con le quali ogni adolescente ha a che fare, ed è proprio per questo motivo che tutti i giovani dovrebbero partecipare come spettatori alla rappresentazione. «Non bisogna aver paura e soprattutto bisogna chiedere aiuto, fidarsi delle persone reali, quelle che ci sono sempre vicino - ha concluso Tranquilli - proprio per questo ringrazio i miei genitori e i miei fratelli, che mi hanno riportato in vita una seconda volta, più forte di prima, con tanta fatica e sacrificio, ringrazio il teatro che ormai è una seconda famiglia, il direttore artistico Enrico Maria Falconi, il mio cast, Massimiliano Puddu, Marcello Doviziani e Antonio Massimo, infine ringrazio me stessa, sopravvissuta ad una storia vissuta e (mai) raccontata».