CIVITAVECCHIA - Una giornata di attesa, quella di ieri. Ma alla fine la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame non è arrivata. Con Giovanni Moscherini ed Enzo De Francesco che aspettano di sapere se le richieste di revoca dei domiciliari o, in subordine, di modifica della misura cautelare sono state accolte o meno. Lunedì c’erano circa trenta cause iscritte al ruolo a Roma e questo potrebbe aver pesato sul ritardo nelle comunicazioni. I difensori rimangono sempre più convinti dell’estraneità ai fatti contestati dei due ex amministratori.



«La ricostruzione dei fatti - ha spiegato il professor Carlo Taormina, che difende i due insieme a Pierluigi Bianchini e Matteo Mormino, e che oggi ha avuto accesso a tutti gli atti del procedimento - è traballante sul piano delle prove che, ad oggi, non ci sono. Come non esistono allo stato le esigenze cautelari: parliamo di un tentativo di estorsione, risalente a tre anni fa, e comunque non consumato».

Un procedimento che inevitabilmente si intreccia all’inchiesta sui lavori alla darsena, che nei giorni scorsi ha visto notificare sedici avvisi di conclusione indagini «con contestazione di fatti - ha aggiunto Taormina - ben più gravi di quelli che hanno portato alle misure cautelari nei confronti di Moscherini e De Francesco. L’inchiesta della darsena è alla base di quella che vede coinvolti i nostri assistiti e dimostra che la denuncia, presentata poi dai cavatori, era fondata. Oggi assistiamo ad una denuncia scollegata dai fatti contestati. A nostro parere ci sono stati errori, anche di interpretazione, delle dichiarazioni dei vertici dell’Authority. Dichiarazioni su cui non possiamo lasciar correre: aspettiamo l’evolversi di tutta la situazione e poi valuteremo se presentare anche una denuncia per calunnia».



Nel frattempo il sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice, come confermato dall’avvocato Matteo Mormino, ha disposto il disequestro della documentazione prelevata nelle scorse settimane presso la sede della Gbu, società di cui Moscherini era amministratore unico, confermando di fatto l’estraneità nella vicenda.