CIVITAVECCHIA - «La questione è semplice: quello del segretario generale Caterina Cordella è un atto dovuto che non ci preoccupa. Continuiamo ad avere massima stima nei suoi confronti; d’altronde l’abbiamo nominata noi». Il consigliere del M5S Rolando La Rosa non sembra preoccupato all’indomani della richiesta di rimborso per oltre 194 mila euro, ‘‘in ordine alle azioni intraprese ed ai relativi atti amministrativi posti in essere in seguito allo smottamento della sede stradale, con conseguente franamento di parte della carreggiata, avvenuto in data 11 febbraio 2014, sul territorio comunale, in via Colline dell’Argento’’.

Lo scorso 17 marzo la dottoressa Cordella ha scritto ai consiglieri che nella seduta di Consiglio Comunale del 28 novembre 2014 - alla quale erano assenti il sindaco Antonio Cozzolino e Raffaella Bagnano - approvarono il riconoscimento del debito fuori bilancio inviando loro un ‘‘Atto stragiudiziale di intimidazione, diffida e costituzione in mora ai sensi e per gli effetti degli articoli 1219 e 2943 del codice civile’’.



«Qualcosa non quadra e lo verificheremo - ha spiegato La Rosa - noi abbiamo approvato una cosa che, dalla documentazione che accompagnava la delibera, andava approvata, altrimenti andavamo incontro ad un danno erariale. Il segretario ha agito per nome e conto della legge e ha tutta la nostra approvazione». C’è una inchiesta della magistratura sulla vicenda dell’intervento alle Colline dell’Argento, incentrata sul piano ambientale e non ancora chiusa; e il consigliere La Rosa fa intendere che potrebbe esserci proprio questo alla base della decisione del segretario Cordella di inviare la lettera con la richiesta di rimborso. «Siamo tranquilli e fiduciosi - ha aggiunto - presenteremo le nostre controdeduzioni e vedremo come andrà a finire questa storia».



Gli ha fatto eco il consigliere Claudio Barbani, che ha spiegato come «il problema verrà ovviamente approfondito nei prossimi giorni, visto che - ha spiegato - non abbiamo avuto modo di parlarne in maggioranza. Troveremo una linea di difesa comune, perché non vogliamo assolutamente pagare quei soldi».

Barbani è stato chiaro e di certo la lettera del segretario generale non è stata digerita dagli esponenti della maggioranza, spesso accusati di ‘‘votare alla cieca’’, di alzare la mano in modo quasi meccanico, forti dei numeri, senza conoscere bene le delibere e senza essere così informati. È capitato più volte anche un mea culpa di diversi consiglieri durante le sedute alla Pucci. Ma stavolta no, lo assicura Barbani, così come lo ha evidenziato La Rosa.    

«Ho appreso solo 2 giorni fa della messa in mora da parte del segretario generale - ha ricostruito Barbani - lei ha fatto un atto dovuto, noi non abbiamo niente da doverci imputare: il debito è stato riconosciuto in quanto c’era la ‘‘somma urgenza’’, con 28 famiglie bloccate per la frana. Tra l’altro avevamo i pareri favorevoli di dirigenti, revisori dei conti, geologo, vigili del fuoco: abbiamo quindi riconosciuto questo debito senza esitazione, mettendoci la faccia. Se non lo avessimo fatto forse ci saremmo trovati anche a fronteggiare un danno erariale in futuro. Voglio ringraziare anche il collega Mecozzi che è stato l’unico dell’opposizione che ha votato insieme a noi della maggioranza, e ringrazio anche il commissario Santoriello per averci lasciato in eredità questo regalo».