di GIAMPIERO BALDI



SANTA MARINELLA – La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali del noto trafficante di reperti archeologici Giacomo Medici, molto conosciuto in città per essere possessore di una mega villa nelle colline santamarinellesi, e lo ha condannato ad otto anni di reclusione ai domiciliari e al pagamento di dieci milioni di euro da versare allo Stato come provvisionale per i danni recati al patrimonio storico ed artistico italiano, oltre alla confisca dei quattromila oggetti che gli erano stati sequestrati nel 1995 a Ginevra. Proprio nel ’95, Medici subì una perquisizione da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Beni Archeologici al Porto Franco della città svizzera, metropoli dove Medici aveva aperto una galleria d’arte. Questo atto portò il trafficante a subire un processo all’inizio unitario, poi diviso in vari tronconi, di cui uno a carico dello stesso Medici, a seguito della sua richiesta di rito abbreviato. Quattro anni dopo venne condannato a 10 anni. I suoi legali ricorsero allora alla Corte di Cassazione che dopo tre anni ha emesso una sentenza definitiva e cioè quella della detenzione ai domiciliari per otto anni e al pagamento di dieci milioni di euro come previsionale. Il provvedimenti restrittivo gli è stato notificato in questi giorni dai militari dell’Arma che sono andati a trovarlo nella sua bellissima tenuta nei pressi del cimitero comunale. Così, dopo che la Corte d’Appello di Roma aveva, nel 2009, confermato la condanna di uno dei maggiori trafficanti di archeologia a dieci anni, la Cassazione ne ha ridotto la pena a otto, mantenendo però invariata la cifra da pagare come provvisionale. Nella sentenza di 1° grado del giudice Guglielmo Muntoni di Roma, Medici era stato condannato per ricettazione ed esportazione clandestina di reperti archeologici negli anni che vanno dal ’60 al ’90. E’ stato lui a vendere per un milione di dollari a Robert Bob Hecht, uno dei massimi mercanti internazionali processato a Roma con l’ex curator del Getty Museum, Marion True, il famoso Vaso di Eufronio, acquistato per 70 milioni di lire e poi finito nel 1972 al Metropolitan Museum di New York, insieme al demone etrusco Tuchulcha rinvenuto nella sua proprietà di Greppe Sant’Angelo a Cerveteri. Nella vicenda erano coinvolte numerose altre persone e un milione di oggetti scavati clandestinamente, spesso finiti poi nei maggiori musei di tutto il mondo o nelle più importanti collezioni private americane e svizzere.