di GIAMPIERO BALDI

SANTA MARINELLA – Nel 1964, quando il leader libico Muhammar Gheddafi era ancora un giovane ufficiale dell’esercito di Re Idris, frequentò la Scuola di Guerra a Civitavecchia e quella di Artiglieria Contraerea a Bracciano. Durante il periodo di lezioni, il rais, soggiornò a Santa Marinella. La casa che un’agenzia immobiliare gli mise a disposizione era situata al secondo piano di uno stabile lungo la via Aurelia, nei pressi dell’incrocio tra la Statale e via Garibaldi, che oggi è occupata da un noto parrucchiere. Secondo alcune fonti, però, ufficialmente Gheddafi non avrebbe mai messo piede nel Bel Paese, fino al giugno di due anni fa quando il presidente del Consiglio lo ospitò con tutti gli onori a Roma. Tutto ebbe inizio però l’8 maggio del lontano 1986, quando il presidente degli Stati Uniti Ronald Regan, ordinò pesanti bombardamenti aerei contro la Libia. In uno di questi, perì tra l’altro una figlia di Gheddafi il quale, minacciando ritorsioni contro i paesi della Nato e quindi anche l’Italia, passò dalle parole ai fatti, lanciando alcuni missili contro l’isola di Lampedusa. La cosa suscitò grande indignazione a Santa Marinella, dove si trovava il negozio di barbiere del signor Bresciani, che conobbe il leader libico per avergli più volte tagliato i capelli. A ricordarlo anche il signor Frascarelli che, con il suo camion, gli trasportò i mobili nella sua casa.
«Gheddafi seguì un corso di istruzione presso la scuola militare – racconta il professor Livio Spinelli - allora, Gheddafi, aveva il grado di tenente dell’esercito realista di Idris e fu mandato a Civitavecchia per imparare l’arte della guerra. A Santa Marinella sono in molti a ricordarlo. Lui infatti completò nel 1966 la propria preparazione in Inghilterra, a Beaconsfield tra Londra e Birmigham specializzandosi nel settore delle comunicazioni. Un bagaglio di conoscenze tecniche che dovevano risultare utilissime per il colpo di Stato del 1° settembre del 1969. Quando i giornali pubblicarono le prime foto del numero uno della Libia rivoluzionaria, il barbiere di Santa Marinella Bresciani sobbalzò, riconoscendo il cliente che aveva servito a lungo e la cui fisionomia gli era ben nota». «Poco tempo dopo, quando l’episodio sembrava concluso – continua il professore - il caso si riaprì con una notizia ancor più eclatante. Un signore di Civitavecchia tal Dmitrij Cirillovich, millantando di essere un nobile russo, ma registrato all’anagrafe di Tarquinia come tal Ciaffi, sosteneva di essere fratellastro di Gheddaf. Ciaffi, raccontava che sua mamma Matilde, conobbe a Tarquinia un nobile russo, Ben Alì Cirillovic, scampato alla rivoluzione bolscevica. I due si sposarono con matrimonio petrino all’Abbazia di Farfa e, dopo la sua nascita, divorziarono. Ben Alì, padre di Valerio Ciaffi, si trasferì in Egitto e da qui in Libia (in Cirenaica) dove divenne Primo Ministro di Re Idris Sidi e Comandante della Senussia. Il padre di Valerio in Libia si risposò con una giovane beduina, la quale diede alla luce un figlio che poi affidò ad una famiglia di coloni italiani, anch’essi originari di Tarquinia, i Taffi, da qui la spiegazione dell’origine del nome Ghe Taffi». «Tra l’altro, Valerio, – conclude Spinelli - asseriva che suo padre fosse tra i nobili imparentati con i Romanov la famiglia dello Zar, considerandosi erede. All’epoca, però, questa seconda parte della storia, non trovò spazio sui giornali in quanto priva di qualsiasi prova documentale. Il nobile russo morì in povertà negli anni ’90 a Civitavecchia».