CIVITAVECCHIA - Dieci indagati e ottanta società nel mirino della Guardia di finanza e della Polizia ferroviaria nell’ambito dell’indagine sul mercato nero dei carri merci che coinvolgerebbe Napoli e Civitavecchia. A dire il vero il grosso del lavoro investigativo riguarda le cosiddette «carrette esauste» come le ha definite ‘‘Repubblica’’ in un articolo pubblicato ieri, che riferisce di rugginosi zombie su ruote di proprietà delle Ferrovie dello Stato, destinate alla rottamazione, che sistemati alla bene e meglio verrebbero reintrodotti sul mercato con numeri di telaio taroccati e utilizzati da aziende private per il trasporto generico delle merci. Circa 4000 carrette fantasma che in sostanza avrebbero messo nei guai tanto le ferrovie quanto i privati. Una storia che si intreccia con un’altra risalente allo scorso novembre e mai archiviata definitivamente, che invece chiama in causa proprio Civitavecchia. E’ qui che la Polfer ha intercettato e sgominato un traffico di rotaie. Dando seguito ad una denuncia presentata da Rfi, gli agenti del sostituto commissario Giovanni Boccalato hanno individuato gli autori di un furto di metallo per un totale di circa 450 tonnellate, trasportato da alcuni camion in capannoni occulti della Toscana e dell’Umbria. Tutto allo scopo, secondo gli inquirenti, di creare snodi da adibire al collegamento tra reti ferroviarie e aziende private operanti nel settore merci. Dieci gli arresti tra imprenditori e funzionari delle Ferrovie dello Stato, mentre ora un nuovo filone rivelerebbe un dato inquietante: le intercettazioni telefoniche di alcuni indagati rivelerebbero un intreccio tra l’inchiesta partenopea e quella civiatecchiese. Un’unica mano dietro a due disegni criminosi, messi in atto nel medesimo contesto. Quello delle ferrovie.