Le Olimpiadi sono terminate, ma Civitavecchia avrà un suo spazio anche alle prossime Paralimpiadi, in partenza il prossimo 28 agosto sempre a Parigi. Non ci saranno atleti, ma la città portuale sarà rappresentata da due tecnici, che seguiranno i gruppi del judo e del badminton. Partiamo quindi da Fabio Martellacci, che fa parte dello staff tecnico dell’arte marziale, seguendo, in particolar modo due dei cinque judoki azzurri, che cercheranno di mettersi in mostra sulla materassina parigina. Nei prossimi giorni parleremo anche di come Civitavecchia sarà rappresentata nel programma del badminton. «Per prepararci al meglio - spiega Fabio Martellacci - siamo stati in ritiro a Napoli. Per quanto concerne il lavoro da fare, ci dividiamo un po’ i compiti con i vari coach. Il gruppo è formato da tre tecnici, oltre a me ci sono Alessia Regis e il maestro Francesco Faraldo. In questi giorni, invece, siamo impegnati in uno stage in terra spagnola, per la precisione a Valencia. Abbiamo deciso di far testare veramente i ragazzi, che stanno facendo tanti incontri per prepararsi in questo ultimo step prima dell'Olimpiade. Abbiamo qualificato cinque atleti, si è aggiunta in extremis Matilde Lauria proprio nei giorni scorsi ripescata dal chip. C'è Paolo Dong Camanni nella categoria 73 kg, che è cieco totale, in quanto il judo paralimpico si divide in ipovedenti e ciechi, con qualcuno di loro che è anche sordo. Punteremo molto anche su Simone Cannizzaro, che fa i 90 kg ed è ipovedente, Carolina Costa farà la categoria superiore ai 78 kg ed è ipovedente. Quindi c’è Matilde Lauria, che sarà nella categoria inferiore ai 78 kg ed è cieca totale, oltre ad essere sorda». Ma cosa cambia rispetto a quanto abbiamo visto e discusso alle Olimpiadi dei normodotati? «Ovviamente le regole sono un po’ diverse rispetto a quanto si può vedere nel judo classico - spiega Martellacci - i nostri ragazzi vengono accompagnati dall'arbitro al centro della materassina, fanno le loro prese, si toccano ovviamente e devono prendere il judogi. Da lì parte l'incontro, sia che sono ipovedenti, sia che sono ciechi. Per quello che riguarda le regole vere e proprie ci sono delle sfumature: i punteggi sono gli stessi però l'arbitro ha un ruolo molto importante, perché deve avvisare i ragazzi quando si stanno avvicinando al bordo. Per i sordi totali l'arbitro deve comunicare con gesti manuali il da farsi. Ma a dir la verità non ci sono grossissime variazioni rispetto a quanto si può vedere normalmente». Ma il judo paralimpico sta riuscendo a trovare un suo spazio e si sta facendo conoscere dai ragazzi diversamente abili? «In questi ultimi anni abbiamo fatto dei grossi passi in avanti - riprende Fabio Martellacci - soprattutto con questa nuova dirigenza tecnica si è creata una rete di collaboratori per andare a cercare nuovi talenti, quindi nuovi ragazzi, all'interno delle palestre. C’è stata la possibilità di poter parlare con i vari maestri delle palestre per poter far capire che i ciechi possono integrarsi tranquillamente nel gruppo dei normodotati. Questa è la cosa più importante, bisogna abbattere le barriere, i ragazzi ciechi sono assolutamente autonomi e si sanno gestire. Con questa nuova direzione tecnica sono stati fatti dei grandissimi passi avanti: per ogni regione sono stati introdotti dei responsabili di settore per andare a reclutare nuovi atleti ragazzi giovani. Ci si sta spendendo molto: la nostra federazione, la Fispic si sta muovendo tantissimo, le prospettive sono veramente buone, è stata fatta una collaborazione con la Fijlkam e quindi si stanno creando delle nuove forze, dei nuovi movimenti, per poter diffondere il verbo ai ragazzi ciechi. Le cose stanno cambiando. In campo internazionale molte nazioni fanno tanto di più, ma noi siamo subito dietro».

Fabio Martellacci ha cominciato la sua attività a Civitavecchia ed ora avrà la possibilità di aiutare l’Italia e il judo azzurro a raggiungere risultati molto interessanti. «Sono stato fortunato - conclude il tecnico Fabio Martellacci - perché ho incontrato le persone giuste nel momento giusto. Il direttore tecnico, il maestro Silvio Tavoletta mi ha coinvolto in questo progetto e mi ha chiesto se volevo partecipare alle Olimpiadi, oltre ad aiutarlo in questo progetto importante. All'inizio sono stato un po' titubante, però quando ho cominciato a lavorare con loro mi si è aperto si è aperto un mondo, un mondo bellissimo, ovvero il mondo del paralimpico, che è qualcosa che ti riempie ti riempie il cuore. Purtroppo a Civitavecchia non c'è nessuna realtà riguardante il judo, ma spero che d’ora in poi si possa fare qualcosa. Mi posso rendere utile, perché il judo è uno sport che aggrega e che abbatte qualsiasi barriera. Quindi mi auguro che si possa fare qualcosa anche nella nostra città, dove c'è tanta gente che magari ha bisogno di venire in palestra e praticare questa bellissima arte marziali, mi auguro che si possa fare qualcosa».

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