Per l’essere umano nuotare in mare aperto è sempre stato un desiderio tanto quanto un pericolo. Si prenda, per esempio, lo stretto di Messina. È famoso in tutta Europa, anche diversi libri antichi parlano di mostri e demoni che infestavano il canale. Il mito di Scilla e Cariddi è l’esempio più lampante. In realtà lo stretto che divide le due regioni italiane, nel suo punto più breve misura appena 3km e 300m, metro più, metro meno. Già prima del secondo conflitto mondiale ci sono notizie di gare di velocità per attraversare il canale. Altra storia e altra distanza riguarda, invece, il tratto di mare, anzi, oceano, che divide Cuba dagli USA. Ebbene nel 2013, un’arzilla signora di 64 primavere ha completato l’attraversamento, partendo da Cuba e arrivando sulle spiagge bianche di Key West, in “appena” 52 ore, 54 minuti e 18,6 secondi. Il tutto senza gabbia di protezione dagli squali che infestano quel tratto di mare e senza mai né fermarsi né appoggiarsi alla barca di appoggio. Diana Nyad, ex nuotatrice, ci aveva già provato altre tre volte, nel 1978, nel 2011 e nel 2012, ma in tutti e tre gli eventi ha dovuto abbandonare a causa di fattori esterni estremi quali meduse, corrente del Golfo, stanchezza o freddo. Nel 2013 ha coperto in poco più di 2 giorni le 103 miglia, circa 170 km, con una resistenza alla fatica degna di un campione di Ironman. Diana Nyad è un personaggio a tutto tondo, visto il passato da ottima nuotatrice giovanile, ma è tutt’oggi una scrittrice di libri e nel 1986 è stata inserita nell’United States National Women Sports Hall of Fame. Diana non fu l’unica ad averci provato nella storia moderna. Altri nuotatori e nuotatrici tentarono l’impresa, alcuni ci riuscirono, ma Diana è stata la prima a completare il percorso senza la gabbia di sicurezza. La sera dell’arrivo, Diana Nyad ha affermato sul suo canale Twitter: “Ho tre cose da dire. Uno: non dovremmo mai arrenderci. Due: non si è mai troppo vecchi per perseguire un sogno. Tre: sembra uno sport solitario, ma c’è una squadra”.

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